Roma: arrivati fiumi di milioni dal Qatar per moschee e scuole coraniche

marino

 

8 settembre – Dai garage ai palazzi grazie ai soldi che arrivano dal Qatar. e non solo. Le moschee non autorizzate a Roma, come nel resto d’Italia, si aprono al business immobiliare attraverso l’acquisto di edifici da trasformare in veri e propri luoghi di culto. Un salto di qualità, che spalanca le porte ad un vero e proprio affare. Milioni di euro, infatti, arrivano con varie modalità nel nostro Paese per finanziare l’apertura di luoghi di culto o, meglio, la costruzione di vere e proprie moschee.

Gli investigatori monitorano una decina di “affari” anche se grande attenzione è posta sul primo importante finanziamento (peraltro già arrivato). Si tratterebbe di circa 4 milioni di euro per acquistare un intero palazzo, lungo via Casilina, da parte di un’associazione culturale islamica e che, oltre ad ospitare un luogo di culto, sarebbe adibito anche a scuola Coranica.

In Italia – stando agli accertamenti dell’Antiterrorismo – sono quasi 20 le associazioni che avrebbero beneficiato di generosi finanziamenti da parte di uno sheikh del Qatar, che ha ritenuto poco dignitoso per i fedeli musulmani riunirsi in preghiera all’interno di garage e cantine. A Roma, quindi, i lavori di ristrutturazione sarebbero già iniziati, confermano fonti interne alla comunità islamica, anche se si procede con una certa cautela per non dare troppo nell’occhio. La questione, però, è già sotto la lente d’ingrandimento dell’antiterrorismo. I soldi dal Qatar, infatti, sarebbero arrivati attraverso un emissario, incaricato di valutare la fattibilità del progetto e poi di programmare l’invio del finanziamento ad un’associazione culturale islamica, che ha già una moschea in uno dei tanti garage alla periferia est della Capitale. Una volta stanziata la somma, attraverso un giro bancario di copertura, che avrebbe interessato anche altri paesi, il denaro sarebbe arrivato in un istituto di credito italiano. Fin qui tutto bene.

L’intoppo, però, è arrivato quando dal Qatar si sono accorti che una parte dei soldi, destinati alla ristrutturazione, era sparita, probabilmente a causa di preventivi gonfiati. A quel punto i finanziatori avrebbero inviato in Italia un curatore, che questa volta ha avuto il compito di valutare l’affare nel dettaglio, compresi preventivi e transazione. Il progetto, però, nonostante l’incidente di percorso, sarebbe andato avanti: l’immobile sarebbe stato acquistato e la ristrutturazione per trasformare il palazzo in una vera e propria moschea, almeno internamente, avrebbe avuto già il via libera.

L’ambizione dell’associazione, infatti, è riuscire a creare un luogo di culto senza essere costretti a chiedere autorizzazioni a riguardo. La costruzione di una moschea in piena regola, che sia esternamente riconoscibile come la Grande moschea di Roma, ha infatti bisogno di un iter amministrativo più lungo e complicato. Più facile, invece, continuare ad esistere sotto mentite spoglie, lasciando che l’esterno sia quello di un normale palazzo, senza minareti o altri segni. Dentro, invece, sempre sotto la grande copertura legale dell’associazione culturale, l’immobile sarà usato come vera e propria moschea con annessa una scuola coranica.

Nei confronti di numerose associazioni islamiche nel nostro Paese sono state devolute generose donazioni per la costruzione di moschee, come quella nata a Colle Val d’Elsa, città natale di Oriana Fallaci. Le comunità sono selezionate dai finanziatori, quasi sempre sceicchi del Qatar, tra quelle considerate più osservanti della dottrina wahabita. Anche se nell’operazione così concepita non ci sarebbe nulla di illegale, la faccenda non è passata inosservata. L’attenzione dell’antiterrorismo, infatti, è tutta sulla funzione catalizzatrice dell’ennesimo luogo di culto nella Capitale, che potrebbe attrarre personaggi a rischio, dediti all’indottrinamento e all’arruolamento di volontari per la jihad.

Nella Capitale, inoltre, il ruolo della Grande moschea non piace ad una parte della comunità che la considera troppo moderata e filo-occidentale. In tutta Italia sono oltre 800 i luoghi di culto, sparsi da nord a sud, isole comprese, la maggior parte definiti impropriamente moschee. Una diffusione capillare che si estende per tutto il territorio nazionale, ma che quasi sempre utilizza strutture in cui mancano i requisiti minimi essenziali per essere riconoscibili come posti in cui si prega. A parte la Grande moschea di Roma, e poche altre, come quella di Segrate, Catania e Colle Val d’Elsa, che architettonicamente sono individuabili, il resto sono garage, scantinati e cantine che all’occorrenza raccolgono fedeli.

Francesca Musacchio per il tempo

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