9 luglio 2014 – Una vera e propria città nella città, quella di senzatetto e nomadi. In ciò che resta dell’ex industria Sabiem, specializzata in produzione di ascensori, hanno trovato un rifugio e un comodo posto dove dormire .
Entrare in questa nuova terra di nessuno è davvero semplice: dietro i bidoni della spazzatura su via Emilia Ponente ci sono due ingressi abusivi, uno a fianco di una delle colonne del cancello, l’altro qualche metro più in là, dove qualcuno ha creato un buco di forma quadrata.
Seguendo il sentiero principale, avvolto da una vegetazione così fitta da rendere impossibile capire dall’esterno cosa ci sia dentro, si arriva a un cancello di ferro. Qui resistono ancora diversi edifici dove si sono sistemati almeno una cinquantina di nomadi, incuranti del degrado, delle pessime condizioni igieniche, delle montagne di rifiuti che si accumulano ovunque.
Per entrare nei vecchi edifici interni della Sabiem i nomadi hanno sfondato i muri, creando dei piccoli ma utilissimi varchi. In altre parti, invece, è bastato piegare le pur pesanti recinzioni. All’interno letti o materassi buttati per terra, qualcosa da mangiare, abiti sparsi un po’ ovunque, scarpe, bracieri improvvisati e relative pareti annerite dalle fiamme, calcinacci
Da dove uscivano gli ascensori vanto del ‘made in Bologna’, l’unico spettacolo che è dato vedere sono le decine di persone che escono dai ruderi della fabbrica e, dopo essere salite a bordo di uno dei tanti autobus che passano sulla via Emilia, si sparpagliano per il centro e il resto della città a chiedere, nel migliore dei casi, l’elemosina.