La Boldrini spende 1 milione di euro per Twitter e Facebook

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6 giu – Fortune spese in uffici stampa solo per ritrovarsi senza un cristiano in grado di capire quando per evitare di coprirsi di ridicolo basterebbe stare zitti. Di istruttivo il caso Boldrini versus Panorama ha proprio questo: la dimostrazione di quanto dannosa sia la bulimia comunicativa dei politici e quanto la smania di tutelare sempre e comunque la propria immagine finisca per ritorcesi contro chi la esercita.

I fatti. La scorsa settimana, il settimanale milanese pubblica un breve servizio circa le performance del presidente della Camera sui social network. Si apprende nell’ordine: che la Boldrini ha una pagina Facebook, profili Twitter, Instagram e Google+ e persino un canale YouTube; che a curare la comunicazione di Montecitorio provvede un esercito di persone (sette di staff personale a 943mila euro l’anno più trentadue che lavorano all’ufficio stampa istituzionale); che i risultati sono quelli che sono, tra post che non fanno esattamente il botto di click ed internauti maleducati che lasciano commenti poco lusinghieri tipo «vai a lavorare» e «sei la donna più odiata d’Italia».

Tutto verificato e tutto vero, al punto che la notizia non è nemmeno così clamorosa: che nel pubblico operino strutture oltre l’elefantiaco – con buona pace dello Zeitgeist anticasta – è occorrenza non infrequente, così come non sconvolge apprendere che là fuori è pieno di gentaglia che usa Internet per togliersi lo sfizio di insultare a tu per tu i personaggi famosi (meglio ancora se politici).

Questo il quadro, si capisce come basti un briciolo di buon senso per rendersi conto che la miglior risposta sarebbe il silenzio. Buon senso di cui al piano nobile di Montecitorio a quanto pare nessuno ha mai sentito parlare. Pertanto, il portavoce della Boldrini prende carta e penna ed invia la seguente replica a Panorama: «Con 170mila “mi piace” su Facebook e 224mila followers su Twitter, Laura Boldrini è il sesto esponente politico più seguito e la prima fra le donne. Certo, tra i commenti ci sono anche quelli aspramente critici, ma compensati dai tanti messaggi positivi. Quanto allo staff, sui costi è stato operato il primo taglio della presidenza Boldrini: da 1,343 milioni a 943mila euro annui».

Se ne deduce che il valore di un politico è commisurato al numero di persone che pigiano «mi piace» sulla sua pagina: logica curiosa, in forza della quale uno potrebbe arguire che, tanto per fare un esempio, Rocco Siffredi sarebbe un presidente della Camera migliore della Boldrini in forza dei 185mila like (ben 15mila più della signora) che si ritrova su Facebook.

Geniale anche il passaggio sui «tanti messaggi positivi», come se ci fosse qualcuno che pensava che il 100% secco degli interventi sui post della Boldrini fosse unicamente composto da insulti e come se sapere dell’esistenza di fan boldriniani che scrivono «Forza Laura sei tutti noi» o similari salamelecchi abbia una qualsivoglia importanza.

E siccome mandare una precisazione che non precisa un bel niente non era abbastanza, gran finale con la rivendicazione di sobrietà: vero che dietro ai tweet della Boldrini c’è un esercito di stipendiati, vero che i risultati non sono esaltanti e però attenzione che mica costano ancora un milione e rotti, ma solo novecentomila euro. Vuoi mettere.

di Marco Gorra per liberoquotidiano

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One thought on “La Boldrini spende 1 milione di euro per Twitter e Facebook

  1. Ahahah, perchè dobbiamo credere che i commenti quelli positivi siano di gente reale? Io al momento non conosco nessuno che stimi la signora…ma neanche un pochino!!!

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