Cadavere evirato all’obitorio, condannato Comune di Milano

obit 3 ott. – Nei giorni di Halloween del 2006, qualcuno, mai identificato, entra in un obitorio di Milano e con un bisturi asporta i genitali di un cadavere. Ora, il Tribunale civile ha stabilito che il Comune, proprietario del luogo dove transitano le salme, deve risarcire con 70 mila euro il padre e il fratello dell’uomo evirato, assistiti dall’avvocato Eliana Onofrio. E’ una sentenza senza precedenti che – scrive il giudice Damiano Spera nel dispositivo – “riconosce la lesione del diritto inviolabile al rispetto e alla pietas verso la salma del congiunto”.

I fatti risalgono al 30 ottobre 2006 quando un 47enne viene trovato morto in casa sua per cause naturali. Il corpo senza vita viene trasportato nell’obitorio di via Ponzio a Milano, dove resta in osservazione e in cella frigorifera per oltre 36 ore. La mattina del 2 novembre viene trasferito all’Istituto di Medicina Legale di piazzale Gorini per l’autopsia disposta dalla Procura. Qui, i medici si accorgono della mutilazione, non riscontrata in precedenza dai sanitari del 118 e quindi avvenuta nell’obitorio.

Si apre un’indagine penale per vilipendio del cadavere a carico di ignoti che termina con l’archiviazione vista l’impossibilita’ di identificare l’autore del gesto efferato. Ma l’inchiesta rivela che le telecamere di sorveglianza interne non erano in grado di registrare, una era addirittura rotta, e che sia la porta della sala di osservazione sia quelle del seminterrato dove si trovano le celle frigorifere erano aperte. Circostanze che hanno portato alla condanna in sede civile del Comune, ritenuto responsabile di avere violato gli obblighi di custodia della salma e di non avere assicurato la conservazione del cadavere.

Il giudice ha quantificato in 70 mila euro (i familiari ne avevano chiesti 500mila) il danno, tenendo conto anche “della risonanza che l’episodio ha avuto sulla stampa” e della “particolare intensita’ della sofferenza psichica subita dagli attori al momento della scoperta” e “dell’inevitabile protrarsi della stessa per tutta la vita, ogni volta che verra’ ricordato l’episodio”. (AGI) .

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