Non voglio suicidarmi per non vivere di stenti e poi morire d’inedia. Preferisco vendere un rene.

disperazione 1Riceviamo e pubblichiamo – Scrivo a ImolaOggi per rendere pubblica la mia situazione e di molti altri italiani.

A marzo 2009 ho subito un grave infortunio sul lavoro che mi ha reso invalido. La vicenda, attraverso i sindacati ed il legale da loro fornitomi, é approdata in Tribunale. A tutt’oggi – sono passati oltre 4 anni – aspetto ancora l’udienza finale che definisca il grado d’invalidità (in modo da poter richiedere la pensione). Udienza che si terrà –sempreché non venga posticipata – il prossimo 26 settembre.

Da giugno 2009 – 3 mesi dopo l’indicente – non percepisco un soldo nemmeno a titolo di diaria infortunistica (non esiste solo l’I.N.P.S. ma varie fondazioni o enti paralleli che costano meno all’azienda e quindi vengono preferiti, salvo il fatto che questi non pagano se non vengono costretti dal giudice).

L’avvocato, – quello fornitomi dal sindacato – alle mie rimostranze ed incitazioni per arrivare a capo di questa odissea, mi risponde che per quello che ci guadagnerà con il suo onorario, più di tanto non ha intenzione di “sbattersi”.

Intanto, ho esaurito i miei risparmi. Gravo sui miei figli per ciò che riguarda affitto e sussistenza. Non ho più l’auto (e quindi non posso spostarmi come vorrei, nemmeno per far domanda di esenzione dai ticket sanitari, quindi ho dovuto rinunciare da tempo alle visite specialistiche necessarie) e nel frattempo i debiti per le tasse e quant’altro aumentano.

La socializzazione, la vita sociale é ormai un ricordo.

Un pacchetto di sigarette é diventato una spesa da ponderare bene.

Attraverso Facebook mi sono permesso di chiedere aiuto ai maggiori rappresentati delle nostre Istituzioni: Napolitano, Letta, Boldrini, Alfano etc., non ricevendo nessuna risposta.

Alla luce di tutto questo, invaso e pervaso dallo sconforto e dal bisogno di aiuto, mi sono visto costretto a decidere di cedere una parte di me: mettere all’asta un rene. Sempre attraverso Facebook pubblico continuamente l’annuncio.

Ora mi chiedo e soprattutto chiedo a Voi: in una Regione ricca e progredita come la Lombardia, é mai possibile che possano accadere cose del genere?

E ditemi, secondo Voi, è giusto che a causa delle mie difficoltà non abbia più l’erogazione del gas e per lavarmi debba scaldar l’acqua su un fornellino elettrico, che uso anche per cucinare?

Immagino qualche risposta: perché non vai alla Caritas? Io, non voglio andare alla Caritas! E anche se ci volessi andare, nelle mie condizioni non é facile.

Se mi venisse riconosciuto il mio DIRITTO ad avere la pensione, e gli aiuti che le leggi prevedono, potrei vivere decentemente s soprattutto dignitosamente senza gravare su nessuno com’é giusto che sia.

Non voglio suicidarmi per non vivere di stenti e poi morire d’inedia, ecco perché mi vendo un rene, per poter vivere del mio di ciò che mi spetta di ciò che è un mio DIRITTO!

Ringraziando per l’attenzione distintamente saluto

Giovanni Zarino

Ottenere una pensione di invalidità è un iter talmente lungo, che alcuni invalidi, affetti da patologie oncologiche, per i quali la tempistica è fondamentale e che dovrebbero avere un iter accelerato nell’espletamento delle pratiche, esasperati dalle lunghe attese si sono addirittura rivolti al Prefetto.

Le domande per ottenere i benefici da parte degli invalidi devono essere presentate per via telematica all’Inps che le trasmette all’Asl per l’attivazione della visita di accertamento, che poi avviene in presenza di un medico inviato dall’Inps. L’ente previdenziale ha poi 120 giorni di tempo per provvedere all’attribuzione delle competenze economiche.

Per quanto possa contare, facciamo appello alle Istituzioni, per chiedere un intervento immediato affinché questi forti disagi siano sanati al più presto.

 

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