Potere d’acquisto delle famiglie a picco, con l’aumento Iva peggiorerà

recessione12 giu – Il combinato di disposto di bassa produttività, alta pressione fiscale e inflazione superiore alla media europea ha provocato una compressione cumulata del potere d’acquisto pari a 3.400 euro per ogni famiglia. E’ quanto emerge dalla ricerca ‘L’Italia che arretra’ di Cer e Confcommercio.

E l’economia italiana continua ad arretrare. Il 2013, si ricorda, sarà infatti il secondo anno consecutivo di flessione del Pil; il quarto dal 2007. E le prospettive di ripresa restano più deboli di quelle indicate nei documenti programmatici.

Ci allontaniamo pertanto sempre più dal novero delle maggiori economie. Nella crisi il reddito pro-capite italiano si è ridotto di 11 punti rispetto alla Germania, di 5 punti rispetto alla Francia, di 4 punti rispetto a Giappone e Stati Uniti.

Inoltre, nel 2013 il numero di giorni di lavoro necessari per pagare tasse, imposte e contributi raggiungerà il suo massimo storico: 162 giorni (ne occorrevano 139 nel 1990 e 150 nel 2000); ne occorrono 130 nella media europea (-24% rispetto all’Italia).

Tra le priorità, per il nostro Paese, c’è la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva: “Costituisce una priorità” si legge nel documento. Così come “le ragioni a favore di uno spostamento della tassazione dalle persone alle cose hanno chiari elementi di debolezza”. L’aumento dell’Iva determinerebbe infatti “pronunciati effetti regressivi”. Sostituire una minore Irpef con una maggiore Iva, in particolare, “penalizzerebbe le famiglie comprese nel primo 50% della distribuzione del reddito, con perdite comprese fra 200 e 50 euro per nucleo familiare”.

Se la sterilizzazione dell’Iva fosse stata decisa già in sede di legge di stabilità, “ne avrebbero tratto vantaggio le famiglie del primo 30% della distribuzione del reddito. Per le famiglie meno abbienti e gli incapienti, il vantaggio sarebbe arrivato quasi al 2% del reddito disponibile”.

E ancora, sul fronte delle imprese, ogni azienda italiana dedica l’equivalente di 269 ore di lavoro all’anno ad adempimenti fiscali, il doppio della Francia, il 60% in più della Spagna, il 30% in più della Germania, 85 ore in più della media dei paesi Ue ed Efta. Le Pmi italiane sostengono inoltre per adempimenti fiscali (amministrativi, rapporti con gli uffici, tenuta contabilità, versamenti) un onere annuo di 10 miliardi, quasi il 50% in più della media dei paesi Ue.

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