Il “nativicidio”: una rivendicazione della dignità morale del termine

di Michele Gaslini

sangue9 giu – Costituisce l’ultimo grido della moda giornalistica quello di scomporre lessicalmente la figura unitaria dell’omicidio, differentemente coniugandola, a seconda di taluna delle caratteristiche personali presentate dalla parte lesa; il che parrebbe addirittura poter essere vantato quale vero e proprio diritto morale della relativa categoria di vittime, così come, ad esempio, parrebbe dimostrare il forsennato tentativo di assolutamente sostituire, con il termine di “femminicidio”, qualsiasi altra allocuzione utilizzabile per indicare un fatto omicidiario che venga a coinvolgere una donna .

Ciò atteso, la più recente cronaca, ha purtroppo avuto a registrare gli ennesimi casi di omicidio consumati nel nostro Paese da cittadini extracomunitari nei confronti di cittadini italiani e, dunque, sulla scorta del fenomeno lessicale più sopra accennato, si rivelerebbe quanto mai opportuno che giornalisti e politici cominciassero immediatamente ad adottare la più corretta indicazione di “nativicidio”, per più accuratamente stigmatizzare questo triste fenomeno sociale.

Infatti, se si vuol riconoscere l’obbligo morale di riferirsi specificamente al “femminicidio”, non esiste una plausibile ragione, per non ravvisare un’ analoga considerazione di diritto morale anche nell’utilizzo del termine di “nativicidio”, salvo che si voglia sostenere che al “nativo italiano”, in Italia, si debba necessariamente attribuire una minore considerazione sociale, rispetto a quella legittimamente riconosciuta a qualsiasi altra categoria di soggetti; ovvero, in altri termini, si reputi che il “nativo italiano”, in un contesto costituzionale che, pure, tende all’affermazione di un’ “eguaglianza sostanziale” debba “orwellianamente” considerarsi come appartenente ad uno specifico genere di individui “più uguali degli altri” …

D’altronde, per altro verso, l’utilizzo dell’allocuzione “nativicidio”, nemmeno potrebbe considerarsi del tutto contrario al costume verbale della “politically correctness”, rammentando, molto da vicino, quell’asserito fenomeno di volontario annichilimento fisico e culturale dei nativi americani ad opera dei coloni europei, così intensamente celebrato dai cultori del terzomondismo progressista …

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