Marò: i legali pronti al ricorso se rischiano la pena di morte

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26 apr. – I legali che rappresentano Massimiliano Latorre, Salvatore Girone e l’Italia decideranno su un eventuale ricorso contro la decisione con cui la Corte Suprema indiana ha confermato l’affidamento delle indagini sui maro’ alla polizia anti-terrorismo (Nia), soltanto una volta appreso a quale normativa quest’ultima fara’ riferimento.

“La pronuncia stabilisce che del caso continuera’ a occuparsi la Nia, ma vediamo prima quali capi d’accusa saranno formulati a carico dei due maro'”, hanno affermato fonti del collegio difensivo. “Sara’ questo a determinare la nostra linea di condotta”, hanno aggiunto. Roma aveva contestato la giurisdizione dell’anti-terrorismo indiano proprio perche’ era stata invocata una legge del 2002 in materia di sicurezza marittima, che prevede la pena di morte per atti terroristici o di pirateria coinvolgenti navi battenti la bandiera indiana, come il battello a bordo del quale si trovavano i due pescatori il cui omicidio a colpi di arma da fuoco e’ attribuito a Latorre e Girone.

Il caso di specie, secondo la difesa dei maro’, sarebbe pero’ estraneo all’ambito di applicazione di tali norme. Come riferito dal notiziario on-line ‘daijiworld.com’, nel respingere tale eccezione e la contestuale richiesta di trasferire l’inchiesta alla Cbi, la comune polizia criminale, in sostanza la Corte Suprema si e’ limitata a riconoscere l’esclusiva competenza del governo centrale di New Delhi nell’adottare i provvedimenti necessari per dare esecuzione alla propria stessa sentenza del 18 gennaio scorso: quella in forza della quale la vicenda era stata sottratta alle autorita’ dello Stato sud-occidentale del Kerala, al largo della cui costa furono colpite le vittime, e conferita invece a quelle federali di New Delhi.

Fu proprio il governo indiano ad assegnare alla Nia il compito d’indagare, e ora la Corte suprema ha stabilito che non e’ sua responsabilita’ decidere a quale agenzia debbano essere affidate le indagini.
Il presidente del collegio, Altamas Kabir, e gli altri due giudici che lo compongono, Anil R. Dave e Vikramajit Sen, hanno stabilito inoltre che i due militari italiani rimarranno formalmente in stato di custodia preventiva, in concreto pero’ in liberta’ provvisoria e con domicilio eletto presso l’ambasciata d’Italia, a disposizione della Patiala House Court di New Delhi: un’istanza speciale istituita ad hoc.
E’ stato altresi’ precisato che tale corte non potra’ occuparsi di alcuna altra causa, e che dovra’ seguire “su base quotidiana” l’iter investigativo e quello processuale.

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