Milanistan: Rapisce il figlio per convertirlo all’islam.

MILANISTAN (EUROPA SAUDITA), 20 Ott – Prima le minacce e le spinte, poi gli schiaffi e infine, dopo averle strappato il loro bimbo dalle braccia, l’ultimo sfregio, uno sputo sul volto alla donna ormai indifesa a terra. Lei però non si dà per vinta e chiama i carabinieri, un equipaggio è già nei paraggi e in pochi istanti raggiunge il «rapitore», un egiziano che voleva impedire alla ormai ex compagna di educare il piccolo all’occidentale dandogli un’educazione cattolica. Non era comunque neppure l’unica incursione del nordafricano, che in passato aveva anche tentato un «blitz» all’asilo, e per questo viene arrestato per «stalking».Finisce nel peggiore dei modi una storia d’amore iniziata a metà 2000 tra l’impiegata Giuliana, 34 anni, e l’operaio Ibrahim, 31, nomi di fantasia per non permettere l’identificazione del minore. Lui, regolare in Italia, non ha precedenti, anzi sarebbe una persona «per bene» se non fosse per una concezione forse un po’ troppo arcaica della vita e dei rapporti con le donne, visto che persino la prima moglie, sua connazionale, non lo sopportava e l’ha abbandonato. Poi appunto incontra Giuliana, all’inizio un idillio coronato nel 2008 dalla nascita di un bambino a cui viene dato il nome del padre. E le cose iniziano subito a guastarsi. Lui infatti pretende una rigida educazione islamica, annunciando l’intenzione di spedirlo, appena avrà l’età, in una «Madrassa», come vengono chiamate le scuole coraniche. Giuliana si oppone, la relazione tra i due si incrina e va in pezzi nel giro di un anno.

Nel 2009 i due si lasciano, Giuliana resta a vivere a Lorenteggio, zona sud ovest di Milano, Ibrahim, va all’altro lato della città, in viale Monza. Seguono tre anni molto difficili, punteggiati da frequenti litigi, minacce, insulti e aggressioni. Una situazione che non accenna a migliorare, anzi. Un giorno per esempio l’egiziano va a trovare il piccolo e Giuliana si accorge che sta cercando di mettersi in tasca i loro passaporti, meditando con ogni probabilità di rapire il figlio. Lei capisce che deve tutelarsi e comincia a segnalare alle forze dell’ordine le sue continue intemperanze, iniziando a mettere insieme un discreto fascicolo.Poi la situazione nei giorni scorsi precipita. Nonostante abbia cambiato più volte scuola materna, Ibrahim riesce a individuare l’ultimo istituto dove lunedì scorso si presenta pretendendo di portarsi via il bambino. Un attacco rintuzzato a fatica dalle maestre. L’altro giorno l’atto finale del dramma. L’egiziano ormai ha deciso di strappare il piccolo Ibrahim alla madre, costi quel che costi e, dopo il fallimento dei precedenti tentativi, pianifica un’agguato tra l’asilo e la casa. Così riesce a intercettare Giuliana con il piccolo e passa alla maniere forti. Prima gli insulti, poi le minacce e le spinte, infine un paio di sonori ceffoni. La donna è costretta a mollare la presa, il nord africano prende il bambino e, ultimo insulto, sputa sulla ex compagna ormai a terra.

Giuliana chiama il 112, un esperto operatore individua subito la pattuglia più vicina e in pochi secondi i carabinieri raccolgono la testimonianza della donna che indica la via di fuga dell’ex compagno. L’uomo, avendo tentato di allontanarsi a piedi, non ha fatto molta strada. Poche decine di metri e viene individuato e fermato. Con i due militari in divisa, Ibrahim non s’azzarda a fare la voce grossa e riconsegna il piccolo che viene subito riportato alla madre. Lui finisce in caserma di Porta Genova, dove il maresciallo mette in fila le diverse denunce presentate da Giuliana ravvisando gli estremi per il reato di «stalking», lo arresta e lo spedisce diritto a San Vittore.

Articolo di Enrico Silvestri tratto su: Giornale.it

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