Nigeria, Sani: Boko Haram con al Qaeda in Yemen per per imporre la legge islamica

1 agosto – Diventa sempre piu’ globale e minacciosa l’azione di Boko Haram, il gruppo terroristico di matrice islamica responsabile dal 2009 della morte in Nigeria di almeno 1.600 persone, tra cui i 25 dipendenti della sede Onu di Abuja (capitale del Paese) vittime dell’attentato dell’agosto 2011.

“Oltre alle connessioni, tra l’altro in crescita, con al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), Boko Haram ha ormai legami diretti con al Qaeda nella penisola arabica, in Yemen in concreto“, dice all’Agi Shehu Sani, influente intellettuale nigeriano tra i massimi ‘esperti’ di Boko Haram, attivista per i diritti umani, nonche’ presidente dell’associazione ‘Civil Rights Congress’ e autore de ‘The Killing Field’ (2007), un libro che fotografa in tutti gli aspetti la conflittualita’ di matrice religiosa in Nigeria.

Proprio nella penisola arabica, in Arabia Saudita e Qatar, Sani individua i finanziatori internazionali di Boko Haram; ai quali si sommano ‘gli sponsor’ locali, da individuare “in politici settentrionali e in parte dell’establishment istituzionale nigeriano”. Ai legami con Aqmi e con al Qaeda, sostiene Sani, si deve il recente ingresso di “Boko Haram sulla scena dei sequestri di persona“, che per ora e’ costata la vita all’ingegnere piemontese Franco Lamolinara, ucciso a marzo dopo dieci mesi di prigionia insieme all’ostaggio britannico Chris McManus nel corso di un blitz militare organizzato per la loro liberazione.

L’espansione nel Sahel e in altre nazioni dell’Africa occidentale, ma soprattutto i legami con al Qaeda, sottolinea Sani, “rendera’ Boko Haram piu’ potente e pericoloso che in passato, con un incremento della sua capacita’ stragista che puo’ sfociare in attentati piu’ devastanti, magari direttamente contro politici di rilievo nazionale”. Per destabilizzare il governo centrale, secondo Sani, Boko Haram “sta inoltre mettendo sempre piu’ piede a Plateau”, lo stato della Nigeria centrale diventato il centro ‘morale’ degli scontri a sfondo interreligioso (oltre 15 morti negli ultmi dieci anni).

Tra i rapporti internazionali, Sani, oltre a ricordare che e’ stata provata la presenza in passato di terroristi nigeriani nei campi di addestramento afghani, sottolinea la collaborazione con gli al Shabab della Somalia, dove si e’ formato Mohammed Nur, la mente dell’attentato alla sede Onu e uno dei principali leader di Boko Haram.

Il capo indiscusso del gruppo, conferma Sani, rimane Abubakar Shekau, un imam di 43 anni, ex braccio destro del fondatore, Mohammed Yusuf, assassinato a sangue freddo dalla polizia nigeriana nel luglio del 2009 mentre si trovava nella cella di un commissariato.
Shekau, con ogni probabilita’ latitante in uno Stato africano vicino alla Nigeria, e’ l’ideatore della svolta stragista di Boko Haram, e’ colui che ha dichiarato ‘guerra’ al governo centrale ‘ufficialmente’ per imporre a tutto il Paese la legge islamica.

Sani smentisce invece le ipotesi di suddivisione di Boko Haram in tre grossi gruppi (c’e’ addirittura chi ne conta nove): “Boko Haram”, afferma Sani, “e’ un corpo unico, guidato da Shekau e da una cupola – una ‘shura’ – composta da 32 membri, tutti nigeriani; poi in ogni stato federale del nord c’e’ un ‘reggente’ che dipende direttamente da Shekau e dai suoi piu’ stretti collaboratori”.

Il centro di tutto rimane sempre Maiduguri, capoluogo dello stato nord-orientale di Borno, dove risiede ancora la famiglia allargata di Mohammed Yusuf, ovvero il clan dei ‘Baba Fuji’, di cui l’Agi, (unica testata occidentale) ha incontrato nei mesi scorsi il nuovo capofamiglia, Tijjani: “il clan Baba Fuji”, conclude Sani, e’ avvolto dal rispetto, dalla venerazione da parte dei membri di Boko Haram, per questo si potrebbe affermare che sono in un certo senso parte integrante e ispiratrice di Boko Haram stesso”. (AGI) .

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