Mangiare pesce equivale a stuprare: Bufera sugli animalisti Peta

13 giu – Sta facendo molto discutere l’ultimo spot dell’associazione animalista PETA, che provocatoriamente equipara il grido inascoltato dei pesci che stanno per essere mangiati a quelli delle vittime di violenza, sessuale o fisica.

Le campagne dell’organizzazione hanno sempre puntato su elementi di largo impatto, ma questa volta, sostengono parecchi internauti, si è passato il segno. Non piacciono i paragoni usati nel video, considerati offensivi per chi subisce abusi.

Il videoclip e’ stato realizzato dagli animalisti della Peta – People for the Ethical Treatment of Animals, e mostra le urla di una bambina mentre un uomo picchia sua madre, di una donna anziana sul punto di subire un’aggressione e di uno studente sanguinante lasciato a terra dalle botte.

Le urla risultano in contrasto con le violenze silenti che subiscono i pesci: la videocamera si sofferma, infatti, su un tagliere su cui un coltello decapita un pesce che spalanca la bocca senza riuscire a protestare. Al termine, emerge lo slogan “Some screams can’t be heard” – Non tutte le urla possono essere ascoltate. La pubblicita’ che secondo la Peta mira a promuovere l’empatia delle persone verso le condizioni di subordinazione e passivita’ dei pesci aggrediti dall’industria ittica ha, riporta il Sydney Morning Herald, stupito l’opinione pubblica che si e’ scagliata contro il parallelo stupro-alimentazione non vegetariana.

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