Squillo tassate? Ricavi di almeno un miliardo all’anno!

Per la Cassazione le pretese dell’Agenzia delle Entrate sono legittime. Ma l’impianto della Legge Merlin impedisce l’inquadramento professionale. Per l’Associazione Contribuenti le squillo evadono 2,4 miliardi l’anno

MILANO – 13 Giu – La Corte di Cassazione nel 2010 ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate che avanzava pretese fiscali sul lavoro svolto da una ballerina che si prostituiva in un locale notturno. La Suprema corte ha stabilito che i proventi di una ballerina che offre “prestazioni extra” ai propri clienti dietro compenso debbano essere assoggettati ad Irpef ed Iva. Ma l’impianto della legge Merlin non permette di stabilire in quale categoria reddituale inquadrare le prostitute. Lavoro autonomo? Dipendente? Occasionale? Per questo resta un problema di fondo: ufficialmente le prostitute non esistono, proprio perché la prostituzione in Italia non è né proibita né illegale, ma tollerata. Allo stesso tempo però l’attività non è riconosciuta da un punto di vista normativo. Il fatto che lo Stato non riconosca le squillo come delle professioniste impedisce di associarle al sistema fiscale italiano, che consentirebbe il regolare pagamento di tasse. In gran parte d’Europa però la regolamentazione è diversa. In Olanda la prostituzione è legale dal 1815 ma per essere in regola le prostitute devono pagare le tasse. In Belgio la prostituzione è legale dal 1948, generalmente diffusa in locali a luci rosse che devono essere in regola con il fisco. In Germania l’attività è lecita, regolamentata e tassata, anche nei club. In Austria la prostituzione è consentita nelle case chiuse ed è obbligatoria una registrazione di esercizio. In Svizzera la prostituzione è legale e prevede il pagamento delle imposte. In Grecia è obbligatoria l’iscrizione in appositi registri che equipara questa ad altre attività commerciali e professionali.

Secondo l’Associazione Contribuenti Italiani nel 2012 le prostitute avrebbero evaso 2,4 miliardi di euro, con un incremento del 23,6% rispetto al 2011. «In Italia il 92% delle prostitute non rilascia la ricevuta fiscale nonostante la Cassazione abbia ritenuto tassabili i proventi – denuncia Vittorio Carlomagno presidente dell’ Associazione – Il fenomeno è in costante crescita e né il redditometro, né lo spesometro riusciranno ad arginare questo malcostume». Secondo i dati la classifica dell’evasione vede al primo posto le prostitute di Venezia con 97%, seguita da Genova con il 96%, Milano con il 95%, Aosta con il 94%, Roma con il 93%, Verona con il 91%, Napoli con il 90%; Palermo con il 88%, Torino con il 87% e Bari con il 85%.

Anche conti più prudenziali confermano che tassare la prostituzione garantirebbe incassi extra miliardari. C’è chi propone una flat tax sul reddito imponibile. Ipotizziamola al 25%. A grandi linee, su 5 miliardi di euro, almeno uno filerebbe dritto nelle casse dello Stato. Ma su questo i tecnici del Governo potrebbero studiare la soluzione più adeguata. Sui numeri i professori non si battono.

Di: Federico Quarato su Il Vostro

 

SOSTIENI IMOLAOGGI
il sito di informazione libera diretto da Armando Manocchia

IBAN: IT59R0538721000000003468037 BIC BPMOIT22XXX
Postepay 5333 1711 3273 2534
Codice Fiscale: MNCRND56A30F717K

2 thoughts on “Squillo tassate? Ricavi di almeno un miliardo all’anno!

  1. se si tratta di modificare la legge sulle pensioni , non ci si pensa un attimo e si fanno porcherie una dietro l’altra , ma per tassare le puttane in 60 anni non si è potuta modificare la legge Merlin? Ma volete scherzare o dite davvero?
    IL fatto è che la maggioranza delle prostitute …. sono maschi e magari fanno pure politica!
    Sarei curioso di vedere le fatture o ricevute di quel 8% in regola! Ma fatemi il piacere … le uniche ricevute saranno quelle fatte ai politici per potere avere i rimborsi! Ahahah!

  2. In merito posso citare che la Cassazione con la Sentenza n. 10578/2011 ha affermato che la prostituzione è soggetta a tassazione grazie all’articolo 36 comma 34bis della Legge 248/2006 che ha implicitamente derogato i divieti della Legge 75/1958 “Merlin” sul fatto di non riconoscere il meretricio come attività anche se solo ai soli fini fiscali. Di conseguenza, chi esercita la prostituzione deve avere una Partita IVA con un codice di altre attività non comuni altrove come quello 93.29.90 “Altre attività d’intrattenimento e divertimento non comuni altrove”.

Comments are closed.