Golfo: oltre ai perseguitati e uccisi, ci sono milioni di Cristiani, precari e senza diritti

Libro-inchiesta su di loro nel tempo delle Primavere arabe   – 27 GEN – Nei Paesi del Golfo e in Arabia Saudita i cristiani costituiscono tra il 7 e il 10 per cento su una popolazione di 60 milioni di persone. Semplici calcoli empirici, tuttavia, suggeriscono che negli Emirati essi superano addirittura il 30 per cento degli abitanti.

Si tratta di una minoranza poco conosciuta, relegata ai margini dei regni del petrolio, stretta spesso fra le grandi dinamiche geopolitiche da una parte e la fatica di affermare il proprio ruolo nel cuore del mondo islamico dall’altra. Su di essa getta per la prima volta luce un libro-inchiesta, pubblicato dalle edizioni Emi, e scritto dalla giornalista Chiara Zappa.

Negli ultimi due decenni il numero dei cristiani, e tra loro dei cattolici che sono circa 3 milioni, non ha smesso di aumentare, parallelamente alla crescita della Regione che continua a importare dall’estero sia le braccia, sia i cervelli indispensabili per il suo fulmineo sviluppo. la Chiesa cattolica della Penisola arabica e’ fatta di immigrati.

Essa tuttavia non puo’ essere definita temporanea, visto che il Vicariato per la penisola arabica ( il piu’ esteso del mondo) esiste ufficialmente gia’ da oltre 120 anni, ne’ pero’ e’ permanente, perche’ e’ costituita da persone che cambiano in continuazione (c’e’ chi resta solo per un breve periodo e chi e’ nel Golfo gia’ da venti o trent’anni). Forse il termine piu’ appropriato sarebbe precaria, sia perche’ i cristiani sono obbligati ad abbandonare il Paese allo scadere del contratto di lavoro e comunque all’eta’ della pensione, sia perche’ la liberta’ di cui godono in tema di pratica religiosa e’ limitata agli stretti confini del compound parrocchiale.

Niente processioni, niente simboli religiosi evidenti, niente crocifissi in cima alle chiese. La parola d’ordine e’ mantenere un basso profilo. Certo, nei Paesi del Golfo la situazione dei cristiani non e’ paragonabile a quella dell’Arabia Saudita, dove la pratica di qualunque culto differente dall’islam e’ vietata. Eppure, anche nel resto della Penisola arabica il proselitismo non e’ permesso, e convertirsi dall’islam al cristianesimo (come a qualunque altra religione) e’ illegale.

Per quanto riguarda i diritti civili, si tratta di un’esclusiva degli autoctoni: una minoranza assoluta, che se in Kuwait si aggira intorno al 35% della popolazione, negli Emirati non raggiunge il 15%.

Una minoranza che, comprensibilmente, teme di perdere il controllo di un equilibrio socio-economico precario, dove soltanto i cittadini locali godono di enormi privilegi, non pagano le tasse e si dividono i proventi delle risorse energetiche, mentre tutti gli altri si accontentano delle briciole.

Il libro di Chiara Zappa non propone conclusioni né offre un giudizio finale sulla realtà dei “cristiani d’Arabia”: si limita a consegnare al lettore una serie di dati e a delineare alcuni scenari sottolineando più volte che siamo di fronte a una situazione in evoluzione.

Come dimostrano le recenti rivoluzioni in Tunisia e in Egitto, le sabbie dei deserti arabi non sono mai ferme. Sotto di esse maturano grandi fermenti sociali, culturali e politici che, direttamente o indirettamente, coinvolgono anche le minoranze cristiane

 

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