Pazza idea festeggiare con lei…la moneta vendutaci come salvavita!

Mi auguro che nessuno voglia festeggiare il decennale dell’euro. Non c’è alcunché da celebrare; casomai, molto da recriminare. Sarebbe ridicolo chi andasse a riesumare le parole consumate per esaltare il raggiungimento del traguardo agognato.

Per gli eurofili di quell’epoca, ormai sepolta dalla crisi globale, si trattò di esaltazione para-orgasmica. Gli euroscettici erano messi alla gogna
dai tifosi dell’euro. La prima bugia fu: “Per il costo del denaro, non saremo più in balia dei mercati. Ogni azienda potrà programmare il futuro con la certezza di non trovarsi all’improvviso di fronte a costi insostenibili. Sarà così anche per i mutui delle famiglie”.

La risposta è l’oneroso spread che ci divide dalla nostra più forte concorrente industriale, la Germania della falsa sostenitrice dell’Ue, Angela Merkel. Non si può pretendere di avere un euro alla tedesca, senza tradire il vero spirito europeo. Altrimenti avremmo la forma più subdola di pangermanismo; non più con l’antico obiettivo di unire le varie stirpi germaniche, ma con l’unico scopo di dominare l’Europa.

L’ingresso nell’euro ha sottratto risorse vitali a milioni di famiglie: molte di esse sono entrate nell’area della povertà. Manca la prova di quanto sarebbe successo nel caso fossimo rimasti fedeli alla nostra moneta. Ai tempi della lira, le aziende esportatrici rimanevano competitive grazie alla svalutazione. Sarebbe stato meglio se avessero migliorato la produttività:più unità prodotte a parità di tempo. Ma la svalutazione competitiva (e compensativa) era il nostro annoso “modus operandi”.

Cambiare le abitudini acquisite è come fermare una nave di enorme stazza:richiede tempo. Quel tempo mai lo abbiamo avuto né cercato. La rabbia della gente nei confronti dell’euro sta crescendo ovunque in Europa. Da noi, si teme che un’uscita dall’euro ci costerebbe moltissimo.

Come se non costasse una fortuna restarci dentro.

guglielmo donnini

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