La nave Italia tenta di uscire dalle secche per riguadagnare il mare aperto, con la benedizione del super ammiraglio Trichet. Non ha dato il meglio di sé, ma neanche il peggio, nonostante giudici interessati l’abbiano paragonata alla nave Grecia, in permanente avaria e con l’equipaggio in ammutinamento stabile.
I trombati della politica speravano di prendere il comando della nave Italia con una manovra corsara di abbordaggio. Sottolineo “corsara”, ben cosciente della differenza semantica tra corsaro e pirata, per un minimo di rispetto verso l’opposizione.
Per il momento, l’abbordaggio corsaro è fallito e gli aspiranti “ammiragli”, Montezemolo, Monti e Profumo, restano alla fonda nelle loro cabine di comando; pronti a salpare nel caso la Patria chiamasse. Strano Paese il nostro, in permanenza diviso tra la farsa e la tragedia, tra il vaudeville, la pochade e il dramma. Tanti guitti sulla scena a contendersi la prima fila. Perché mai? Se il pubblico, sempre più di frequente, si lascia andare ai cachinni e ai pernacchi partenopei.
Guglielmo Donnini