Talpa del datagate da Hong Kong: rischiamo una dittatura, abusi inaccettabili

Edward-Snowden

10 giu. – “Mi chiamo Edward Snowden, ho 29 anni, ho lavorato per Booz Allen Hamilton come analista infrastrutturale per la Nsa alle Hawaii e non mi nasconderò”. Inizia così il video di 12 minuti e 35 secondi nel quale Edward Snowden racconta a Glenn Greenwald del “Guardian” la scelta di rivelare l’esistenza di “Prism”, aggiungendo dettagli destinati a innescare a far sobbalzare Washington: “La Nsa osserva tutti i cittadini, rischiamo di diventare una dittatura, sono abusi inaccettabili”. E a chi dovesse immaginare ritorsioni contro di lui manda a dire: “Conosco i segreti della comunità di intelligence, potrei decretare la chiusura di Prism in un solo pomeriggio”.

“Sono stato ingegnere di sistemi, consigliere per la Cia e ufficiale per le telecomunicazioni” esordisce, spiegando così la scelta di rivelare l’esistenza dell’imponente sistema di sorveglianza elettronico della National Security Agency: “Quando si hanno incarichi come quelli che ho ricoperto si è esposti a molte più informazioni rispetto alla media dei dipendenti, si vedono cose che disturbano e quando le si vedono tutti i giorni ci si rende conto che si tratta di abusi e, con il passare del tempo, si sente l’obbligo di parlarne perché queste cose devono essere decise dal pubblico e non dal governo”. “Il pubblico ha diritto ad una spiegazione su quanto sta avvenendo – aggiunge – e sono pronto a sostenerlo in qualsiasi sede, non sto cambiando i fatti, li descrivo per come sono, sta poi al pubblico decidere in proposito”.

Sarebbe ora nascosta in un hotel di Hong Kong la ‘gola profonda’ responsabile della piu’ grande fuga di notizie sull’intelligence Usa. Non e’ chiaro dove Edward Snowden, 29 anni, si nasconda, ma i due giornalisti del Guardian che hanno raccontato al mondo il pervasivo sistema di sorveglianza della National Security Agency, Glenn Greenwald e Ewen MacAskill, si trovano al W Hotel, nel quartiere di Kowloon, ad Hong Kong.

“E’ dalla mattina alla sera nella sua stanza, prende anche i pasti in camera”, ha raccontato MacAskill alla Cnn; ha lasciato la camera solo tre volte e “per breve tempo” da quando, tre settimane fra, e’ arrivato ad Hong Kong; e adesso rischia di rimare senza soldi. “La sua carta di credito e’ destinata a esaurirsi ben presto”, ha dichiarato MacAskill.

BOCCHE CUCITE A CONSOLATO USA E AUTORITA’ HONG KONG

I funzionari del consolato statunitensi e le autorita’ di Hong Kong non hanno rilasciato alcun commento sulla situazione di Snowden. Gli Usa e Hong Kong hanno firmato un trattato di estradizione nel 1996, un anno prima che la citta’ fosse consegnato dalla Gran Bretagna al controllo cinese, trattato in base al quale entrambe le parti si impegnano a consegnare i responsabili di reati.

Ma qualsiasi tentativo statunitense di rimpatriare Snowden non sara’ facile perche’ Pechino e’ in grado di apporre il veto in caso di estradizioni che riguardino “la difesa, gli affari esteri o la politica e gli interessi essenziali pubblici” della Cina. Nella sua intervista Snowden ha descritto il consolato Usa come “una cellula della Cia proprio di fronte casa”; il giovane ha anche espresso il desiderio di andare in Islanda, spiegando che e’ un Paese che si batte per la liberta’ di Internet. Anche il consolato islandese a Hong Kong non ha voluto fare commenti sulla vicenda, rifiutandosi di dire se il giovane sia entrato in contatto con la struttura.

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