Che fine faranno i rimborsi elettorali che dovevano andare in beneficienza ai terremotati?

ROMA 26 GIU – Le forze (si fa per dire) politiche risposero al clima dello “tsunami antipartitico” vendendo ai clienti-elettori il dimezzamento dei rimborsi elettorali  con la dichiarata e spergiurata volontà di devolvere i 91 mln ai terremotati.

Il Testo dell’articolo 1 sul Finanziamento dei partiti – fu messo a punto dai relatori Gianclaudio Bressa (Pd) e Peppino Calderisi (Pdl) – e fu approvato con 372 sì, 97 no e 17 astenuti.

Prevedeva che i contributi fossero ridotti a 91 milioni l’anno il 70% dei quali, pari a 63.700.000 euro, venisse corrisposto come rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e per l’attività politica. Mentre, il restante 30%, cioè 27.300.000 euro, doveva essere erogato a titolo di cofinanziamento, lasciando intatto il meccanismo dei rimborsi – visto che vennero respinti gli emendamenti di Lega e Idv per abrogarlo.  

I partiti, hanno “spintaneamnente” perso molto tempo approvare questa legge, ed a questo punto, se entro il 1° luglio non interverrà un Decreto d’emergenza del Governo, i partiti si intascheranno anche seconda tranche di 91 milioni che avevano già promesso di destinare ai terremotati!

La legge approvata dalla Camera (dove fu anche paventata l’incostituzionalità, potrebbe essere modificata sui controlli e sulla trasparenza) – ora al Senato –  non è entrare in vigore per una svista nella norma che dava al Governo quindici giorni per fare un Decreto e destinare  i fatidici 91 milioni ai terremotati.

Ora, la Commissione Affari Costituzionale per rimediare all’errore della norma, scarica la responsabilità su un Decreto che il Governo dovrebbe fare in pochi giorni.

Fermo restando tutta la  nostra contrarietà ad una legge che contro la volontà dei cittadini, conferma il finanziamento pubblico ai partiti senza neppure dare seguito all’art. 49 della Costituzione, lasciandoli quindi associazioni private senza regole e controlli democratici.

 

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