“Governo dei miliardari”, la politica passatempo per i ricchi

di Cristiano Puglisi

In Italia ci si lamenta spesso (e in maniera piuttosto demagogica) dei costi della politica. Che sono poi il costo… della democrazia. Così, cominciando con l’abolizione del finanziamento pubblico, è iniziata a partire dagli anni Novante una battaglia sempre più aggressiva volta a ridurre i contributi statali alle attività di partiti e movimenti. Per risparmiare (poco, pochissimo), ma non solo. “Dobbiamo prendere a esempio la più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti d’America”, si sente spesso dire.

Ebbene per capire quale sia il modello cui ci si vorrebbe ispirare, basti dire che, nella “più grande democrazia del mondo”, è appena accaduto che una candidata alle primarie del Partito Democratico per le prossime elezioni presidenziali, Kamala Harris, abbia dovuto alzare bandiera bianca per… mancanza di fondi. “Non sono miliardaria. Non posso finanziarmi da sola. E con il procedere della campagna è diventato sempre più difficile raccogliere i soldi che ci servono per competere”, ha scritto la senatrice americana, aggiungendo di aver dovuto prendere questa decisione con “profondo rammarico”.

Quel “non sono miliardaria” è un campanello d’allarme enorme, che smaschera le reali intenzioni di tutti quelli che si sperticano in lodi per la plutocrazia d’oltreoceano, alla quale vorrebbero che le democrazie europee somigliassero sempre di più. Come se non fosse bastata l’erosione dei diritti dei lavoratori dell’ultimo trentennio, ci si troverebbe infatti di fronte a un “Governo dei miliardari”, con la politica ridotta a passatempo per i ricchi. Tra una partita di golf e una sortita in barca. Esattamente come nei veneratissimi Stati Uniti. Dove, per inciso, la maggior parte dei membri del Congresso, i “rappresentanti del popolo”, sono milionari. E, in percentuale, continuano ad aumentare.

Di fronte a questi dati una domanda sorge spontanea: ma davvero la principale minaccia per la libertà e la sovranità dei popoli europei, come sentiamo ripetere ossessivamente di recente, proviene dalla Cina? O, piuttosto, si vuole tacere il fatto che il pericolo, quello vero, l’Occidente lo ha già nel proprio ventre?

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