Il sagrato violato e il Rosario esibito

di Vittorio Zedda

In un paese dove tanti calciatori si fanno il segno della croce entrando
nel terreno di gioco (mentre qualche loro collega musulmano recita la “basmala”),
e in quello stesso paese dove per decenni un partito ha avuto come simbolo lo
scudo dei Crociati e il nome di Democrazia Cristiana, ha fatto scandalo il
fatto che un leader politico in piazza Duomo a Milano il 18 maggio 2019 si
sia raccomandato alla Madonnina che domina la piazza da cento metri
d’altezza. Ad un laico come me , la cosa potrebbe anche far sorridere, ma
non più di tanto.La religione è ben presente nel mondo e nella politica, e
non la si può ignorare . Basta pensare, per esempio, quanto sia ancora viva
la questione del riconoscimento delle “radici cristiane”, o
giudaico-cristiane, dell’Europa,di quell’Europa che ha fra
l’altro, cristianamente, sulla sua bandiera azzurra il simbolo mariano
delle dodici stelle . E’ vero che certi appelli alla religione o
l’uso di suoi simboli,da parte d’un politico in periodo elettorale,
possono essere o apparire quanto meno patetici e fuori luogo.E molto può
dipendere anche dallo stile e dalla misura del gesto, che nello specifico,
può facilmente superare il limite dell’accettabile. Ma la piazza del
Duomo è un luogo simbolo, già segnato da comportamenti intenzionalmente
ingiuriosi e irriguardosi di segno opposto, non solo verso la città, ma verso
la civiltà cui tutti noi apparteniamo.

Nel 2009 , al termine di una
manifestazione , apparentemente anti-israeliana, ma sostanzialmente
antisemita , una folla di migliaia di stranieri musulmani invasero il sagrato
del Duomo , pur non avendo il permesso per l’uso del luogo, e inscenarono
una clamorosa preghiera islamica collettiva, orientata verso sud-est,in
direzione della Mecca . Con ciò dando agli astanti la plastica
rappresentazione di un abuso e di una prepotente invasione e imposizione
della loro esibita presunta supremazia, occupando l’intera piazza. Il
sagrato è luogo di pertinenza della cattedrale e il gesto fu grave ed
eccepibile a termini di estremi di reato.. Chi guidò questo blitz sapeva bene
di commettere un atto sotto vari aspetti illecito e ostile, tant’è vero
che il giorno dopo un gruppo ristretto di rappresentanti della comunità
musulmana si affrettò a presentare le proprie scuse alle autorità civili e
religiose. Non fu inoltrata alcuna denuncia e nemmeno venne espressa da chi
di dovere una sacrosanta protesta verbale, che pure i milanesi avrebbero
voluto chiara e forte. Nulla. La Curia e il Comune incassarono il colpo, ma
la cittadinanza milanese ,pur perdonando, non ha dimenticato il gesto di
spregio. Altra cosa, se fosse stata concordata una preghiera interreligiosa
condivisa e vissuta collettivamente secondo intenzioni chiare e ben
esplicitate. Ma così non fu e le frettolose scuse confermarono
l’irriguardosità voluta del gesto e la “coda di paglia” dei
suoi autori.

Seguirono,però, varie altre offese al Duomo, da magrebini più
volte usato all’esterno come orinatoio,clamorosamente e “coram
populo” specie in corrispondenza dei grandi portoni di bronzo , e senza
alcun riguardo a chi attorno vedeva . Successivamente la presenza di militari
armati a guardia della cattedrale pose fine allo scempio, ma il motivo della
efficace vigilanza armata era dovuta alla ripetuta minaccia di attentati,
tuttora perdurante. Un richiamo al rispetto del luogo e alla grandiosa
espressione di fede che il Duomo rappresenta, fatta da Salvini, e mai fatta
da alcun altro politico davanti a quella cattedrale a simbolica riparazione
di quei gesti di spregio, non poteva che suscitare uno scosciante e insistito
applauso della piazza.E un politico un’occasione del genere non la butta
via, anche ,e a maggior ragione, perché deve rintuzzare certe accuse di
incoerenza rispetto ad un cristianesimo dichiarato ma, dicono i suoi nemici
(sante persone) non praticato.

Tornando all’inquietante prova di forza
anti-cristiana del 2009, non avrebbe avuto più alcun senso né spazio il
rosario di Salvini, se altri, a suo tempo, avessero saputo dare una risposta
decorosa a quella provocazione islamica, in modo dignitoso e autorevole e non
nelle solite forme di un acquiescente,indecoroso e imbelle buonismo, capace
solo di fingere che nulla fosse successo,esprimendo ancora una volta un
implicito , imbecille scivolamento verso una sottomissione, apparentemente
ineluttabile.

Chi sa cogliere la gravità e il vuoto di un’omissione che
ferisce un sentimento condiviso, è chiaro che se ne appropria e se ne avvale
come può e come sa. E non mi si dica che ,da milanese, non ne avesse buoni
motivi , proprio colui che ha,incidentalmente , l’imperdonabile difetto,
o colpa, di essere Salvini. Un Salvini che, parlando a casa sua, ha comunque
centrato un bersaglio sensibile. VITTORIO ZEDDA

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