Sharia in Italia, l’ospedale di Lodi s’inchina all’islam

La grande menzogna dell’integrazione dei “migranti”. Ci stiamo integrando noi. I musulmani vengono in Europa per imporre qui le regole dei Paesi dai quali fingono di fuggire.

“Stop alle membrane di origine suina per le protesi e solo personale donna per le pazienti musulmane: è il delirante contenuto di un protocollo adottato dall’ospedale di Lodi.

A nome di Fratelli d’Italia presenterò oggi stesso, insieme a tutti i nostri parlamentari eletti in Lombardia, un’interrogazione urgente per bloccare questa follia. La sharia non sarà mai legge in Italia”. È quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Ma cosa è successo? Come riporta Il Cittadino, il primario del reparto di Chirurgia plastica Daniele Blandini ha steso un protocollo ad hoc, che è stato approvato dalla direzione e concordato con la comunità islamica. Cosa prevede? Stop alle membrane di origine suina in corsia per la ricostruzione mammaria alle paziente ed esclusivamente medici donna a disposizione delle pazienti. La decisione dell’ospedale di Lodi ha scatenato un putiferio.

Questa sarebbe integrazione? Questa è discriminazione, verso il personale medico e sanitario maschile e verso le donne, di ogni religione o nazionalità. Ma da un punto di vista organizzativo e gestionale si tratta di un precedente grave perché da adesso le comunità islamiche pretenderanno di avere personale femminile anche negli altri reparti e a seguire lo pretenderanno negli altri ospedali. La sanità lombarda è un’eccellenza, ma non dove assecondare vizi e capricci di chi qui deve integrarsi e non imporre il suo modo di vivere e di considerare la donna un essere inferiore, da tenere velata e da far visitare solo a donne. Questa è una discriminazione inaccettabile”, ha tuonato il deputato leghista Paolo Grimoldi.

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La risposta dell’ospedale:

“Nessun protocollo Islam all’ospedale di Lodi, ma solo una naturale attenzione alle diverse esigenze di tutti i pazienti” (islamici, ndr), fa sapere la struttura all’Adnkronos. “Da chiarimenti fra la direzione generale dell’Asst e Daniele Blandini”, il primario di Chirurgia plastica è emerso “un fraintendimento” e cioè “l’attribuzione all’azienda di una normale forma di attenzione che il medico applica all’interno del suo reparto – precisano dalla struttura – pur senza essere codificata in una procedura ad hoc o in una istruzione operativa”.

 

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