La paura di avere coraggio molto peggio del coraggio di avere paura

di Aldo Grandi

L’Apocalisse di Giovanni è niente in confronto a ciò che ci sta per colpire, magari non ora, probabilmente non nei prossimi cinque anni, ma che, inevitabilmente, è destinata a devastare completamente il nostro continente e il nostro Paese. Oriana Fallaci lo aveva previsto oltre dieci anni fa, dedicando le sue ultime forze e i suoi ultimi anni ad una battaglia senza esclusione di colpi per mettere l’Occidente in guardia dal nemico, l‘islam, che, inevitabilmente, avrebbe finito e finirà per sommergere e annientare la nostra civiltà. Da allora, da quando la voce e la scrittura di Oriana hanno tratteggiato a tinte fosche, ma drammaticamente chiare ed evidenti, quale sarebbe stato ed è, ad oggi, il nostro presente e il nostro futuro, niente è andato migliorando, ma, al contrario, si sono accentuati i segnali che rivelano come l’invasione indiscriminata, la rinuncia culturale e identitaria, la mistificazione della realtà e della cronaca oltreché una vera e propria dittatura del Pensiero Unico, stanno distruggendo ogni capacità di reazione non solo del popolo italiano, ma anche delle sue forze dell’ordine chiamate, ipocritamente, a intervenire contro una catastrofe voluta, favorita, incentivata dalla classe di politicanti bastardi che gestiscono abusivamente il Potere e il Governo di questa povera Italia.

Ai margini di un convegno ad hoc ci è stato dato l’onore di ascoltare queste parole in merito allo stupro di Rimini nel quale quattro criminali nordafricani hanno violentato una giovane polacca, massacrato di botte il compagno e sodomizzato un trans: “Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola“. Queste parole, allucinanti, sono state pronunciate non da un imam salafita né all’interno di una moschea o di un centro culturale islamico. Queste parole sono state dette da Carmen Di Genio, avvocato e membro del Comitato Pari Opportunità della Corte d’Appello di Salerno, da una donna, quindi. E se è una donna, addirittura, a pronunciarle, allora vuol dire veramente che per l’Occidente non c’è più speranza perché significa che pur di guadagnare il proprio stipendio, pur di restare nell’ambito del sistema, pur di continuare a fare, ipocritamente, la propria vita, si è disposti persino ad accettare, paradossalmente, uno stupro come un fatto di costume e comprensibile se non, addirittura, giustificabile.

Ma non è solo questo. Il sindaco di Lampedusa, non quello, vergognoso, che c’era prima e che ha fatto diventare l’isola una discarica a cielo aperto, ma quello di adesso, ha, finalmente, aperto la bocca per dire che Lampedusa è al collasso, che gli immigrati fanno ciò che vogliono, quando vogliono, dove vogliono e la polizia è inerme e ha le mani legate.

Eccola la paura di avere coraggio che è molto, ma molto peggio del coraggio di avere paura. Per colpa di un garantismo assurdo, per dolo di una Sinistra ideologizzata che vuole condurci allo sfascio, per responsabilità oggettive di una classe dirigente che ha praticato politica lanciando sampietrini e sparando contro i carabinieri e gli agenti nelle piazze negli anni Settanta, viviamo nella cosiddetta società della deresponsabilizzazione, dove tutti restano fermi e attendono che qualcun altro si muova per loro. Così accade che le vittime, ossia la gente comune, non reagisca occhio per occhio e dente per dente ai soprusi e alle violenze subìte, ma attenda l’aiuto delle forze di polizia le quali, però, non possono intervenire perché sottoposte al ricatto del buonismo e dell’Ideologia da quattro soldi di questi politicanti da strapazzo e consapevoli che se anche intervenissero, finirebbero per essere denunciate e esposte al pubblico ludibrio.

Le forze dell’ordine, quindi, hanno paura della magistratura perché questa non esita a sbatterle sotto inchiesta non appena esse agiscono in nome del buonsenso e non in nome e per conto di quel totalitarismo buonista e falsamente tollerante che ha distrutto ogni senso di identità e di responsabilità individuale e collettiva. A sua volta la magistratura non va oltre i suoi limiti che sono quelli imposti da un potere, quello legislativo, ma anche esecutivo, che non soltanto non fanno niente per difendere la catena che a loro fa capo, ma, se possibile, la smembrano pezzo per pezzo, in nome di un embrassons nous che ad altro non serve che ad aprire le porte a milioni di musulmani che altro non aspettavano che di entrare e devastare, chi più, chi meno, la nostra esistenza.

Padre Roberto Tassi, adesso in pensione, presente al convegno di Armando Mannocchia dedicato a Oriana Fallaci il 15 settembre 2017, ha raccontato che dopo aver denunciato ciò che Oriana Fallaci ha scritto alle pagine 60-61 del suo libro la Forza della Ragione, era stato sospeso per cinque mesi e gli era stato impedito di tenere messa. Non solo. Oggi che è in pensione ed emarginato da tutti solo per aver avuto il coraggio di dire tutto quello che nessuno, per pavidità e vigliaccheria oltreché complicità, avrebbe dovuto dire in Vaticano, non solo è visto peggio della lebbra, ma gli viene concesso, per grazia ricevuta, di tenere una funzione religiosa una volta la settimana, lui che è stato parroco della chiesa di Santa Margherita, quella dove, nel 1274, Dante vide per la prima volta Beatrice. Eccole le sue parole, apparse su un manifesto appeso sul sagrato della chiesa: L’islam è teocrazia. La teocrazia nega la democrazia. Ergo, l’islam è contro la democrazia.

Pensate solo un attimo: milioni di immigrati che chiedono e chiederanno qualcosa, molto più di qualcosa solo perché sbarcati qui e non per chissà quale merito. Lo domanderanno e se non saremo pronti a soddisfare ogni loro richiesta, chi ci proteggerà dalla loro reazione e dalla loro violenza? Altro che stupri. Sarà la normalità, solo che vedremo chi scenderà in piazza per difendere le donne. Qui non si tratta di mettere poveri contro poveri o di creare falsi allarmi. Gli allarmi, veri, ci sono già. E alla violenza di chi colpisce, qualunque colore della pelle abbia, qualunque lingua parli, a qualunque etnia appartenga, è indispensabile reagire con altrettanta fermezza e, se necessario, anche con la violenza. Perché se non saranno la politica, lo stato, le forze di polizia a farlo, prima o poi dovremo imparare a farlo da noi. E allora non ci saranno disquisizioni verbali o tolleranze cristiane, ma soltanto la violenza del più forte e noi, i nostri figli, i nostri nipoti, siamo stati narcotizzati da sempre e imparati che la reazione all’ingiustizia è sbagliata se violenta, come se esistesse un modo diverso per far valere il diritto alla giustizia e alla pace.

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