Isis e la creazione del Sunnistan

«Sconfiggere l’Isis ma non per tornare alla divisione precedente dei confini tra Siria e Iraq: meglio costruire un nuovo Stato sunnita nell’area già occupata dallo Stato islamico e in quelle che il “califfo” sta cercando di conquistare.

Curiosamente a proporre la creazione di questo Sunnistan non è un leader movimentista arabo, ma un arci conservatore americano: John Bolton, l’ex ambasciatore Usa all’Onu ed ex ministro degli Esteri di George W. Bush». In questo modo inizia un articolo di Massimo Gaggi sul Corriere della Sera del 26 novembre (Uno Stato sunnita per battere l”Isis).

Sunnistan

Nota a margine – di Davide Malacaria di piccole note  Da tempo girano nei pensatoi dell’Occidente mappe della nuova Siria, divisa appunto in una zona sciita, una zona alawita e una sunnita. E da tempo vengono riproposti sui media scenari simili. Da prima dell’apparizione dell’Isis.

Curioso che questo Sunnistan, questo Stato islamico sunnita prossimo venturo proposto dal sempre attivo Bolton, coincida perfettamente non solo con il territorio già preda dell’odierno Stato islamico “Made in Isis”, ma addirittura con i suoi progetti di conquista futura (altro particolare curioso: come fa Bolton a essere a conoscenza delle mire territoriali dell’Isis, visto che questi minaccia addirittura di voler arrivare a Roma? Ha un rapporto telepatico col Califfo?). Davvero singolare l’uscita di Bolton, che evidentemente non si preoccupa di prestare il destro a quanti, complottisti e non, da tempo sostengono che l’Isis è funzionale a un simile progetto

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Ma andando indietro di qualche giorno, prima che da John Bolton, una situazione analoga è stata descritta dal prof. Uzi Rabi, direttore del Moshe Dayan Institute dell’Università di Tel Aviv, che però coinvolge nel quadro geopolitico anche la Libia.

Siria, Iraq, Libia non esisteranno piu’

ha detto il professore durante uno scambio accademico con l’Ateneo di Tor Vergata “Non esistono più Stati nazionali come l’Iraq, la Siria o la Libia, né torneranno ad esistere. Ormai è saltato tutto“.

Uzi Rabi, esperto del Medio Oriente, ha origini iraniane-irachene, parla perfettamente il farsi e l’arabo, oltre che l’ebraico, l’inglese, e un buon numero di altre lingue. E’ un conoscitore profondo della regione, in cui – afferma – “Se guardo la mappa dell’Iraq, vedo tre entità diverse che, fra l’altro, già preesistevano alla divisione fatta dagli inglesi e dai francesi sullo spoglie dell’Impero Ottomano. Ovvero la regione sciita, il Kurdistan e la zona sunnita“.

“Se guardo la Siria, vedo un ‘alawitistan‘, ovvero una zona sotto il controllo degli alawiti di Assad e ora difeso da russi e iraniani, che diventerà probabilmente la piccola Siria, poi un drusistan (terra dei drusi), ai confini con Israele, un Kurdistan e aree cristiane al nord e un’area in mano all’Isis, che si espande anche in Iraq, inglobando Mosul”. Così il Califfato, per definizione stessa “antistatale” e “antinazionale”, in quanto riconosce solo il valore del Corano in un’interpretazione del settimo secolo e tuttavia diffuso attraverso i social media del XXI secolo, si rafforza e prepara nuove espansioni.  (Chi conosce quei luoghi sa che che ISIS è l’islam al 100% come già detto anche dal parroco di Erbil)

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http://www.adnkronos.com/r/Pub/AdnKronos/Assets/PDF/LoStatoIslamicoPDF.pdf

Altre manovre presagiscono un cambiamento territoriale nell’area.  Ieri alcuni militari americani sono arrivati nella città di Kobane, nel Nord della Siria, ufficialmente “per addestrare e assistere i combattenti curdi” in previsione di una nuova offensiva contro il gruppo dello Stato Islamico. I soldati americani avrebbero ufficialmente (ufficiosamente poi gli scopi sono altri, come sempre) il compito di “pianificare” le offensive contro due città, che oggi sono nelle mani dell’Isis: Jarablus e Raqqa, nel Nord della Siria. Ovviamente le due città non saranno restituite alla Siria, ma inglobate nel governo regionale curdo.

Il progetto Sunnistan avanza…

 

 

 

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