Tre italiani sgozzati dagli immigrati in poco piu’ di un mese

Omicidio-Palagonia

Il primo è Ismaele Lulli. Crocifisso e sgozzato. Il 17enne è stato trovato morto in un dirupo a Sant’Angelo in vado, in provincia di Persaro-Urbino. Il 21 luglio, i Carabinieri hanno arrestato i due killer, Igli Meta, 20 anni, e Mario Nema, 19 anni, entrambi albanesi.

La ricostruzione degli inquirenti su come i due avrebbero tolto la vita a Ismaele sembra uscita dal più becero dei film horror. Riporta il Corriere della sera che il ragazzo è stato portato nel punto più nascosto del paese, su un colle vicino alla chiesa di San Martino, quasi abbandonata. I due lo avrebbero legato a una croce tra i pini, braccia e gambe bloccate con una nastro adesivo per pacchi. Una volta immobilizzato, lo hanno sgozzato con un taglio netto di 9 centimetri. Meta e Nema hanno preso quindi il corpo e gettato in un dirupo, lasciando sull’erba una scia di sangue.

Il secondo è Pietro Scida, di 49 anni, ucciso l’11 agosto con due fendenti al collo inflitti con un coltello da cucina con manico nero e lama di circa 15 cm, che è stato lasciato infilato nella gola della vittima. È stato fermato dalla polizia di Stato in Svizzera il nigeriano Clement Ebuh, di 22 anni, ritenuto l’autore dell’omicidio. Ebuh è stato identificato attraverso alcune immagini delle telecamere di videosorveglianza. Il ricercato ha avuto l’impudenza di fuggire in Svizzera e chiedere  asilo presso una struttura di Chiasso.

Il terzo è Vincenzo Solano, 68 anni, sgozzato a Catania. Insieme a lui è stata uccisa anche le moglie, gettata dal balcone. Arrestato per duplice omicidio un ivoriano di 25 anni, Mamadou Kamara ( sbarcato a Catania a giugno da una nave inglese in ambito Frontex), che era stato fermato dalla polizia di Stato al Cara di Mineo., il centro di potere di Alfano e Castiglione.

“Il cellulare? L’ho trovato per strada e l’ho preso non l’ho rubato”,  ha mentito l’ivoriano. Poi gli inquirenti hanno scoperto anche che i vestiti indossati dall’ivoriano erano di proprietà di Vincenzo Solano dato che i suoi si erano sporcati di sangue. Il riconoscimento degli indumenti è stato fatto dalle figlie delle vittime.

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