UE: 300 mln di aiuti all’Eritrea per fermare i profughi. Don Zerai dice no

Fra i richiedenti asilo che arrivano sulle coste italiane ci sono molti eritrei. Ogni mese circa 5000 giovani maschi fuggono dal regime di Isaias Afewerki, che nega ogni forma di democrazia.

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In questi giorni, la Commissione Europea sta negoziando con l’Eritrea un nuovo pacchetto di aiuti allo sviluppo, di oltre 300 milioni di euro. per fermare l’enorme flusso di immigrati, ma una petizione online lanciata sul sito Change.org dal noto immigrazionista padre Mussie Zerai, sacerdote eritreo, vuole bloccare gli aiuti.

Secondo don Zerai, la Commissione europea, pur di fermare questo flusso di  profughi è disposta  a offrire denaro alla dittatura eritrea in cambio di un blocco delle partenze.

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La petizione chiede alla Commissione europea di non concedere  aiuti allo sviluppo fino a che il governo eritreo si impegnerà a garantire  libertà per tutti quelli che sono detenuti in modo arbitrario, tra cui dissidenti e giornalisti; libertà di espressione e di associazione; elezioni libere e democratiche con un sistema multipartitico; fine del servizio militare obbligatorio e a tempo indeterminato (che ormai non fa piu’ nessuno perché la maggior parte dei giovani sono fuggiti) e di ogni forma di lavoro forzato e di trattamenti abusivi.

Nel frattempo, alcuni eritrei sono fuggiti dalla struttura in cui erano ospitati  a Padova e sono andati in stazione dove volevano fare il biglietto pagando in dollari.

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Alcuni giornalai senza memoria (per non dire peggio) fanno risalire i problemi degli eritrei alla colonizzazione dell’Italia ai tempi del fascismo.

Questo l’elenco delle principali opere e realizzazioni fatte dall’Italia in Eritrea:

– costruzione della ferrovia Massaua-Asmara e completamento della Asmara-Biscia (iniziata nell’ottocento);

– costruzione di migliaia di chilometri di strade (molte bitumate) e di numerosi ponti;

– ampliamento e potenziamento del porto di Massaua che divenne il principale porto del Mar Rosso ed un importante centro per la pesca (pesce, perle, madreperla, conchiglie);

– costruzione di ospedali e dei prima inesistenti servizi sanitari (ambulatori, dispensari, lebbrosari e tubercolosari);

– costruzione di acquedotti e della diga di Gasc per garantire le irrigazioni delle piantagioni;

– sviluppo zootecnico (ovini, caprini, bovini) e agricolo del grande altopiano (cereali, semi oleosi, legumi, sisal) e del bassopiano (cotone, caffè, tabacco), fin giù verso il deserto della Dancalia (palme, sanseviera, aloe, senna);

– costruzione della teleferica Asmara-Mar Rosso (la più lunga linea aerea “trifune” mai costruita al mondo) indispensabile per superare agevolmente i 2.300 metri di dislivello tra Asmara e il Mar Rosso;

– costruzione di stabilimenti (tessili, alimentari, conciari, del legno, della carta e metalmeccanici) e di una rete di piccoli laboratori per l’artigianato locale;

– costruzione tra il 1936 e il 1941 di gran parte della capitale Asmara (con popolazione a maggioranza italiana) che divenne una città moderna sia come urbanistica che come edifici pubblici e servizi e per questo fu soprannominata la “Piccola Roma”;

– tra i principali edifici costruiti l’Ospedale, il Liceo, la Cattedrale cattolica di Santa Maria, il Palazzo del Governatore, l’avveniristica Stazione futurista (denominata Fiat Tagliero), la Casa degli italiani, il Teatro dell’Opera, il Teatro Santa Cecilia, il Cinema Impero, la Chiesa Ortodossa, il Quartiere Alfa Romeo tutto composto di casette e condomini stile anni ’30.

L’integrazione tra gli italiani e la popolazione locale fu completa e la dimostrazione più lampante fu l’apporto dei reparti di Ascari eritrei (oltre centomila uomini) che combatterono a fianco dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, con un numero minimo di diserzioni rispetto all’elevata percentuale di diserzioni registrata nei reparti coloniali delle altre nazioni.

Non solo, dopo la sconfitta dell’Italia e l’occupazione inglese nel 1941, reparti di Ascari fiancheggiarono gli italiani ancora alla macchia nella guerriglia contro gli inglesi fino alla fine del 1943.

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