La vera storia dell’italiano perseguitato in Ungheria “perché gay”

 

L’Ungheria è un paese tranquillo e civile. La disoccupazione al 7.1% (contro il 13.1% in Italia). Il PIL è aumentato del 3.5% l’anno scorso (quasi il doppio della media europea). I salari sono anche in continuo aumento: 4% nel 2014.

Per di piu’ il premier ungherese Viktor Orban ha attaccato le regole sull’immigrazione dell’Ue, annunciando che Budapest non vuole rispettarle, e si è detto contrario all’idea dei contingenti. “Senza le regole cattive dell’Ue, che noi pensiamo di non rispettare in futuro, saremo capaci di difendere i cittadini ungheresi da questo male“, ha detto ad una radio. “È un’idea folle quella di far entrare da qualche parte gli immigrati, e poi dividerli fra i paesi dell’Unione. Io mi opporrò”.

Questo ha scatenato gli attacchi isterici di chi vorrebbe tutti i Paesi UE ridotti come la Grecia, l’Italia, la Spagna o il Portagallo ed è quindi scattata la solita battaglia mediatica degli sguatteri di sistema per denigrare l’Ungheria.

E veniamo al gay perseguitato.
La storia di Andrea Giuliano è iniziata nell’estate del 2014 dove il nostro eroe si è presentato al gay pride di Budapest, su un carro e tenendo in mano una parodia di un club nazionalista di motociclisti. Solo che al posto della moto stilizzata che la orna “c’era un fallo”.

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Sul sito del club motociclista sono quindi comparsi la sua foto, il suo indirizzo di casa e quello del suo datore di lavoro ed hanno cominciato a ricoprirlo di insulti e a mandare migliaia di mail al suo capo, chiedendo di licenziarlo per aver “infangato il Paese e la religione cristiana”.

Gli insulti alla religione critiana da parte della sensibile e delicata comunità LGBT accadono anche in Italia dove ad esempio i gay del Cassero Bologna hanno fatto bella mostra di sé in immagini come queste

gay - cassero Bologna
gay – cassero Bologna

Ad un certo punto sul sito di Jeszenszky appare una taglia su Andrea Giuliano: “10mila dollari per chi lo ammazza“. Il 33enne ligure (uomo fatto, non ragazzo come dicono) dice di aver dovuto cambiare casa e di essere sfuggito ad alcuni agguati.

La frase è senza dubbio sconvolgente e nessuno dovrebbe MAI essere minacciato per NESSUN motivo, ma se andate a leggere i commenti dei compagni nostrani sui siti di destra, troverete di peggio. Del resto tutti ricordiamo ancora il pretonzolo sinistro con mire assassine che, accecato dall’invidia e dall’odio contro Berlusconi disse “bastano un euro e una pistola. Al resto, ghe pensi mi”. Eppure nessuno ha mai pensato neanche di metterlo sotto inchiesta. Né abbiamo dimenticato il plauso di alcuni violenti sinistronzoli verso Tartaglia, l’esaltato del WWF che scagliò la famosa statuetta contro Berlusconi.

Per fortuna però ci sono cose che si dicono, ma non si fanno, anche perché sarebbe come metterci la firma.

Dunque qui noi abbiamo un 30enne mai cresciuto che va in un altro Paese dove trova lavoro e, invece di compartarsi in modo rispettoso, si mette ad insultare pubblicamente un gruppo di gente del posto mettendo un fallo sul loro simbolo, mentre se la spassa allegramente durante un gay pride. Gli aderenti al club si sono sentiti offesi ed hanno reagito in maniera esagerata.

Scusate, ma tutto questo che c’entra con il definirsi “perseguitato perché gay”?

Addirittura la parlamentare del Pd, Micaela Campana, sta preparando un’interrogazione  e propone una campagna di solidarietà sui social media con l’hashtag #iostoconandrea, mentre l’eurodeputato del Pd, Daniele Viotti (quello che per gioco fa i video sulla poligamia), è intervenuto nell’Aula di Strasburgo per sollevare il caso anche in quella sede.

Mancuso, presidente di Equality, dimostrando avere scarsa obiettività e poco amore per la verità, denuncia «l’assurdità» di «essere a rischio di vita in un Paese della Ue perché si è omosessuali».

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