ONU: ci serve un miliardo di dollari per contrastare l’Ebola in Africa occidentale

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Serve circa un miliardo di dollari, 773 milioni di euro, per contrastare Ebola in Africa occidentale, oltre il doppio dei fondi previsti meno di un mese fa. Questa la richiesta dell’Onu che ha stabilito le necessità finanziarie per la battaglia contro il virus in una riunione a porte chiuse a Ginevra con i Paesi donatori. Per Valérie Amos, responsabile delle operazioni umanitarie delle nazioni Unite “si tratta – ha detto in una conferenza stampa – di una sfida finanziaria enorme”, considerando che solo all’inizio di settembre le stime della stessa organizzazione si attestavano a circa 450 milioni di euro. Le Nazioni unite stimano che sono 22,3 milioni le persone che vivono nelle regioni dove è stato segnalato il virus. E tutti hanno bisogno di aiuto. In questi ultimi giorni Sati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Francia, Cuba e Commissione europea hanno annunciato contributi importanti.

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Ebola “è un virus che non perdona, che non mostra pietà anche in presenza di un minimo errore. A oggi, circa 300 operatori sanitari sono stati infettati e circa la metà di loro è morta”. Lo ha detto Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, parlando a Copenhagen al Comitato Regionale dell’Oms per l’Europa, che riunisce ministri e funzionari della sanità e della salute pubblica dai 53 Stati membri dell’Ue.

“Prima dello scoppio dell’epidemia, i tre Paesi più colpiti, vale a dire Guinea, Liberia e Sierra Leone – ha spiegato Chan – avevano solo 1-2 medici disponibili per trattare quasi 100.000 persone. La morte di ogni singolo medico o infermiere diminuisce quindi in modo significativo la capacità di risposta” dei sistemi sanitari al virus.

“Le pressioni dell’epidemia di Ebola stanno rivelando alcune debolezze dell’Oms, alcuni elementi disfunzionali che devono essere corretti con urgenza nel quadro di una riforma organizzativa a ogni livello”, ha ammesso Chan. “Allo stesso tempo – ha aggiunto – voglio che sappiate che l’Organizzazione mondiale della sanità può muoversi molto velocemente e in modo efficace in alcuni settori chiave. Due settimane fa, abbiamo riunito i maggiori esperti mondiali sulle molte questioni complesse che riguardano l’uso di farmaci sperimentali e vaccini. E di conseguenza questo potrebbe essere il primo focolaio di Ebola nella storia che potrà essere affrontato con vaccini e farmaci. Per i vaccini, i test su volontari umani è già iniziato. Se tutto continua ad andare bene, due potrebbero essere pronti verso la fine di questo anno. Fra i 5 e i 10 medicinali sono inoltre in fase di sviluppo”.

“In Liberia – ha evidenziato – ci sono casi confermati ormai in 14 delle 15 contee del Paese. Il numero di nuovi casi è in aumento in modo esponenziale, ma non c’è nemmeno un posto letto a disposizione in tutto il Paese. Nel commercio e nel turismo tutta l’Africa sub-sahariana è in sofferenza. La percezione che si ha al di fuori del Continente è che si tratta di una “malattia africana”, e che tutta la regione dell’Africa sia in qualche modo contaminata. Onorevoli ministri, potete solo immaginare se una cosa del genere accadesse al vostro Paese, alla vostra gente?”, ha chiesto il direttore dell’Oms.

“Ringrazio i tanti Paesi rappresentati in questa sala, l’Unione europea, e altri per l’enorme sostegno che state fornendo ai governi dei paesi colpiti. Dobbiamo combattere questo virus in uno spirito di solidarietà globale. Un mondo umano non può lasciare che la gente dell’Africa occidentale soffra a questi straordinari livelli”, ha concluso.

Intanto, continua la mobilitazione internazionale per far fronte all’emergenza. Gli Stati Uniti invieranno migliaia di militari per rispondere all’epidemia di ebola in Africa occidentale con la costruzione di cliniche e la formazione di centinaia di operatori sanitari. E’ quanto annuncerà il presidente americano Barack Obama, che ha definito l’epidemia una minaccia alla sicurezza nazionale.

Il presidente Usa ha anche in programma di recarsi al Centers for Disease Control and Prevention (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) di Atlanta per incontrare esperti che sono al lavoro per combattere il virus. Ingegneri militari americani, hanno riferito alti funzionari dell’amministrazione, si coordineranno con i governi locali per costruire 17 cliniche con 100 posti letto ciascuna per la cura dei pazienti che hanno contratto la malattia.

Gli Stati Uniti, inoltre, formeranno fino a 500 operatori sanitari alla settimana per almeno sei mesi e, oltre a fornire disinfettanti e farmaci, distribuiranno migliaia di kit sanitari. L’Africa Command del dipartimento della Difesa, hanno riferito funzionari americani, stabilirà un comando congiunto a Monrovia, capitale della Liberia, per monitorare gli Stati Uniti e gli sforzi internazionali ed offrirà circa 3mila militari per le attività di aiuto.

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