Guerra all’Isis, la Turchia risponde picche: No alla coalizione e No alle basi

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16 settembre – La Turchia ha partecipato alla riunione dei paesi che compongono la coalizione anti-Stato Islamico (Isis) a Parigi, ma non prenderà parte a nessuna azione militare in Iraq. Dietro la decisione la preoccupazione per i 49 ostaggi turchi nelle mani dei jihadisti e il rafforzamento dei guerriglieri autonomisti curdi del Pkk. Ankara, che non metterà a disposizione le basi militari presenti sul suo territorio, assicura tuttavia che farà di più per bloccare il flusso di militanti islamisti che entrano in Siria attraverso il confine turco.

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Per sconfiggere lo Stato islamico bisogna prima di tutto agire sui fattori che gli hanno permesso di affermarsi militarmente e guadagnare consensi, questa la posizione espressa durante il meeting di oggi dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu secondo le indiscrezioni pubblicate del quotidiano turco “Hurriyet”. Per Ankara, un cambio di regime in Siria e la formazione in Iraq di un governo che comprenda rappresentanti di tutti i gruppi etnico-confessionali tra cui i sunniti è indispensabile per sconfiggere definitivamente i jihadisti.

Una posizione già espressa dal premier turco Ahmet Davutoglu e il presidente Erdogan durante la visita del segretario di stato americano John Kerry ad Ankara la settimana scorsa. Le autorità di Ankara, che giovedì in Arabia Saudita, non avevano sottoscritto la dichiarazione anti-Isis approvata invece da molti altri paesi della regione, hanno spiegato a Kerry che preferivano non esporsi per non mettere in pericolo i 49 diplomatici turchi rapiti dopo la conquista di Mosul da parte dello Stato islamico quest’estate. La partecipazione militare di Ankara a un’operazione militare anti-Isis rappresenterebbe inoltre un sostegno indiretto ai guerriglieri autonomisti curdi del Pkk che stanno combattendo a fianco dei peshmerga per contrastare l’avanzata degli islamisti in nord-Iraq.

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