Santa Sede contro l’ONU: “I figli non sono dello Stato”

onu22 ott – Prima della risoluzione a favore dell’aborto e dell’educazione omosessuale dei bambini, che il Parlamento europeo doveva votare questa settimana e ora rinviata in Commissione, le Nazioni Unite ne avevano già prodotta una simile. Si tratta della raccomandazione numero 15 (2013) sui “Diritti dei bambini per l’accesso al miglior stato di salute”.

Il testo parla di «aborto sicuro», di accesso a «consulenze e consigli senza il consenso dei genitori o del tutore legale», di «libertà sessuale e riproduttiva» e di «diritto dell’orientamento sessuale» e «all’identità di genere».

«SI UCCIDE, NON SI PROTEGGE LA VITA». Per questo, il rappresentante della Santa Sede all’Onu, l’arcivescovo Francis Chullikatt, intervenendo davanti al Comitato sulla promozione e protezione dei diritti dei bambini, riunito nell’ambito dell’Assemblea generale dell’Onu a New York, ha parlato contro la risoluzione che sarebbe «un disservizio contro il miglior interesse dei bambini». Secondo l’arcivescovo il testo è contrario a «tutti gli obblighi giuridici precedenti», sulla base della «sola opinione di una commissione». Chullikatt ha svelato anche l’illogicità del testo che sancisce «il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo», senza accordare «in primo luogo il diritto di nascere». Secondo l’arcivescovo «l’aborto non potrà mai essere “sicuro”, perché uccide la vita del bambino e danneggia la madre». La critica va anche alla «diagnosi prenatale intrapresa allo scopo di decidere se il bambino dovrà nascere (…). Il feto è un membro della nostra famiglia umana e non appartiene ad un “sub-categoria di esseri umani”».

I FIGLI NON SONO DELLO STATO. Perciò la tutela dei diritti «inizia con il pieno rispetto per i bambini stessi in tutte le fasi del loro sviluppo, dal concepimento», mentre «la famiglia è il solo luogo appropriato per la loro sviluppo». È la famiglia, ha chiarito Chullikatt, «e non lo Stato, che dà casa i nostri figli, li nutre, li istruisce, crescendo la prossima generazione della società».
Per questo motivo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nel suo preambolo parla di diritto prioritario dei genitori all’educazione dei loro figli: «Un diritto che viene prima di quello dello Stato o di altri soggetti, soprattutto nell’importante campo della libertà religiosa, che include la sessualità umana, il matrimonio e lo statuto della famiglia».
Quindi l’arcivescovo ha difeso la libertà di educazione «religiosa e morale dei loro figli», contro alle espressioni «come “orientamento sessuale” e “identità di genere”, su cui non esiste un consenso giuridico internazionale e che vengono comunque utilizzate, a sproposito e infelicemente».

 Tempi.it

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