âIl Movimento è prossimo a realizzare il suo obiettivo supremo cosĂŹ come definito dal suo fondatore Hasan al-Banna. Ovverosia lâinstaurazione di un sistema di governo giusto e ben guidato in tutti i suoi principi basilari e in tutte le sue struttureâ, sono queste le parole che stanno scatenando il dibattito in Egitto, mentre si sta svolgendo il terzo e ultimo turno elettorale. La citazione è tratta da uno degli ultimi messaggi che settimanalmente Muhammad Badie, lâattuale Guida suprema dei Fratelli musulmani, pubblica sul sito ufficiale del movimento. Che cosa sâintende per âgoverno giusto e ben guidatoâ? In ambito islamico lâespressione âben guidatoâ ha un significato preciso e rappresenta uno specifico riferimento storico al periodo dei califfi ben guidati , i primi quattro successori di Maometto ovvero Abu Bakr, Omar, Uthman e âAli, cugino e genero del profeta dellâislam. Il periodo compreso tra la morte di Maometto, nel 632, e quella di âAli nel 661 è considerato lâepoca dellâoro dalla storiografia islamica. A questi viene usualmente aggiunto lâomayyade Omar ibn âAbd al-âAziz (717-720) il cui regno viene definito il quinto califfato.
Non è quindi un caso che il 13 novembre scorso Hamadi Jebali, lâattuale Primo ministro tunisino e segretario generale del partito El Nahdha legato ai Fratelli musulmani, nel corso di una riunione del proprio movimento politico aveva dichiarato, scatenando altrettante polemiche, che la Tunisia era in procinto di entrare nel sesto califfato. Eâ evidente che lâavanzata dei Fratelli musulmani nel mondo arabo da un anno a questa parte stia dando lâillusione di potere raggiungere il potere ovunque nel mondo islamico. Il loro radicamento a tutti i livelli della societĂ , dalla moschea ai sindacati e ora ai Parlamenti conferisce ai Fratelli musulmani uno straordinario potere dâazione. Le smentite sia da parte della Guida Suprema sia di Jebali che hanno affermato di essere stati fraintesi vengono a loro volta smentite dalle parole del fondatore dei Fratelli musulmani Hasan al-Banna, perenne punto di riferimento ideologico: âNoi vogliamo lâindividuo musulmano, poi la famiglia musulmana, la societĂ musulmana, lo Stato musulmano e infine la nazione islamica (umma).â Eâ altrettanto evidente che umma e califfato nel linguaggio dellâislam politico sono due sinonimi. Lâideologia della Fratellanza risente molto di quella espressa nel 1922 da Rashid RidĂ che aveva pubblicato uno studio in cui auspicava una via democratica allâimamato supremo e la restaurazione del Califfato come espressione di una nuova forza e unitĂ dellâislam. Certamente nĂŠ Badie nĂŠ Jebali potrebbero accettare quanto affermato nel 1925 da âAli Abd al-Raziq che aveva cercato di giustificare su base coranica la tesi della pura spiritualitĂ della missione del Profeta; che lâislam non aveva nulla di politico e che i popoli musulmani avrebbero dovuto scoprire il secolarismo dello Stato.
Eâ indubbio che i Fratelli musulmani sentano vicino il raggiungimento dellâobiettivo finale: il califfato islamico. Profetiche sono state le parole della studiosa Bat Yeor per la quale âil califfato universale è un obiettivo che lâOrganizzazione della Conferenza Islamica vuole ottenere usando diverse strategie, un progetto che porterĂ alla completa islamizzazione del mondo libero, una dominazione che sarĂ possibile anche grazie alla complicitĂ dei governi occidentaliâ. Non câè dubbio che se la complicitĂ delle istituzioni occidentali, in particolare europee, ha dato sempre piĂš potere allâOrganizzazione della Conferenza Islamica, è sempre lâoccidente ad avere sdoganato i Fratelli musulmani, quindi se il califfato universale si realizzerĂ , meglio si sta realizzando, potremo solo recitare il mea culpa quando ci accorgeremo di essere caduti nelle fauci del leone.
ISLAM-S DIZIONARIO. CALIFFO, SULTANO ED EMIRO
Secondo la tradizione islamica Maometto avrebbe detto: âDopo di me i califfi, dopo i califfi gli amir, dopo gli amir i re, e dopo i re i tiranniâ. In arabo khalifa significa letteralmente âcolui che viene dopoâ, ovvero il successore di Maometto. Il termine khalifa si trova due volte nel testo coranico: riferito a Adamo (II,30): âE quando il tuo Signore disse agli angeli: Ecco io porrò sulla terra un mio Vicarioâ e riferito a Davide (XXXVIII, 26): âO Davide! Noi ti abbiam costituito Vicario sulla terra, giudica dunque fra gli uomini secondo veritĂ e non seguir la passione che ti travierebbe dalla via di Dio e quelli che deviano dalla via di Dio avranno castigo violento, per avere dimenticato il giorno del Contoâ. Davide profeta e re per i musulmani coniuga lâautoritĂ religiosa e politica.
Il califfato storico ha comunque inizio con Abu Bakr. La tradizione storiografica musulmana narra quanto segue: Quando Abu Bakr successe al Profeta fu chiamato khalifatu Allah, successore di Allah. Omar lo maledisse dicendo: âQuello è Davideâ. Lâuomo lo chiamò allora khalifatu rasul Allah, successore del successore dellâInviato di Allah, e Omar disse: âGiusto stavolta però diventa un poâ lungâo. Chiese lâuomo: âInsomma come ti dobbiamo chiamare?â E lâuomo rispose: âVoi siete i credenti e io sono il vostro capo perciò chiamatemi âprincipe dei credentiâ (amir al-muâminin).
Solo in tre casi il titolo di khalifatu Allah è stato utilizzato, anche se in maniera ufficiosa: il primo che ha utilizzato questo titolo in unâiscrizione è stato lâomayyade âAbd al-Malik (685-705), il primo anche ad avere obiettivi imperiali consapevoli e espliciti, quale rivale musulmano dellâimperatore di Costantinopoli; ci sono poi le monete dellâabbaside Maâmun (813-833) nelle quali egli è definito khalifat Allah; il terzo a utilizzare il titolo in unâiscrizione fu uno dei ultimi califfi abbasidi al-Nasir (1180-1225) che non solo si definĂŹ khalifat Allah, ma affermò di esercitare tale funzione sulla kaffat al-muslimin ovvero âsulla totalitĂ dei musulmaniâ.
In linea di principio vi può essere un solo khalifa, un solo sovrano supremo: titolo sentito come universale. Per tutto il Medioevo il titolo fu portato solo da coloro che sostennero, o almeno rivendicarono, la carica di supremo governante musulmano, mai dai governanti minori con pretese piÚ limitate.
In linea di principio poteva dunque darsi un solo califfo e, con una sola eccezione, il principio fu mantenuto. Lâeccezione fu la grande sfida lanciata dai califfi fatimidi, sciiti, che comparsi nel Nordafrica agli inizi del X secolo governarono lâEgitto, la Siria, lâArabia occidentale, e tentarono invano di conquistare lâOriente. Il califfato di quellâepoca dovette quindi affrontare un anti-califfo. I califfi fatimidi non furono una dinastia locale, bensĂŹ i capi di un vasto movimento religioso e politico ispirato allo sciismo ismailita che negava la legittimitĂ dei califfi abbasidi. Dâaltro canto il primo, e per lungo tempo unico, esempio di califfato puramente locale fu quello stabilito dallâemiro omayyade di Cordova nel 929. Fino a quel momento i sovrani della Spagna musulmana si erano fregiati del titolo di amir e avevano formalmente riconosciuto il califfato abbaside di Baghdad.
Il titolo di califfo era in declino. Nel 1194 lo storico persiano Rawandi scriveva: âSe il califfo è lâimam, allora la sua costante occupazione deve essere la preghiera, dato che la preghiera è il fondamento della fede e delle buone azioni. La sua preminenza in questo campo e il fatto che egli serva da esempio al popolo gli devono bastare. Questa è la vera sovranitĂ : assurda lâinterferenza del califfo negli affari del governo che dovrebbero restare affidati ai sultaniâ.
Gli ottomani fecero uso di titoli califfali. Ciò che diede maggior peso allâuso ottomano di questi titoli fu ovviamente la grande potenza militare e navale di quellâimpero e la sua posizione di campione dellâislam nei confronti da una parte dellâEuropa cristiana dallâaltra dellâIran sciita. Lâepoca del califfato universale era finita.
Amir: letteralmente è âcolui che impartisce gli ordiniâ. Eâ qualcuno che comanda, un comandante militare, un governatore di provincia e, quando lâautorità è piĂš o meno ereditaria, un principe.
Si narra che il califfo Omar avesse introdotto il titolo di amir al-muâminin. Il titolo di amir è comunque un titolo di cui si sono insigniti una gran numero di sovrani minori che si arrogarono la sovranitĂ effettiva pur riconoscendo in via puramente simbolica quella del califfo. Quelli degli emiri furono tempi di frammentazione, sia di potere sia di territorio. Anzitutto i califfi persero autoritĂ nelle provincie che furono governate da dinastie indipendenti, talvolta ereditarie. Nel 935 lâemiro di Baghdad per stabilire il suo primato sugli emiri delle provincie utilizzò il titolo di amir al-umarĂ .
Sultan: è il sostantivo astratto con cui in arabo si suole indicare lââautoritĂ â. In origine si usava solo come concetto e mai per una persona. In seguito viene comunemente usato come per le persone e raramente per lâastratto. Pare sia stato usato dapprincipio per i ministri, governatori o altri personaggi importanti. Pare che il titolo di sultan sia stato attribuito per la prima volta dal califfo Harun al-rashid al suo wazir. In seguito assume un nuovo significato: vâera un solo sultano cosĂŹ come vâera un solo califfo e il sultano era il supremo capo politico e militare.
Malik, ovvero âreâ, non ha sempre connotazione positiva. Nel Corano il termine ricorre spesso come attributo divino e in quanto tale è impregnato di santitĂ . Applicato a esseri umani presenta invece una connotazione negativa. Nella sura XII del Corano âreâ è il Faraone cui difficilmente viene fatto di pensare come a un modello di governante buono e giusto. Nei primi secoli dellâIslam, divenne abituale contrapporre la monarchia al califfato: mentre il secondo rappresentava il governo islamico sottoposto alla legge di Dio, la prima stava a indicare un governo personale e arbitrario, senza base e sanzione religiosa e legale. Lo storico Tabari riferisce la conversazione tra Omar e Salman al-Farisi: Disse Salman che Omar gli aveva chiesto: âSono un re o un califfo?â ed egli rispose: âSe hai tassato le terre dei musulmani di un dirham e quello hai utilizzato a fini illegali, allora sei un re, altrimenti sei un califfoâ. E Omar pianse.
Importante notare come gli storici arabi del periodo abbaside parlino di califfato per i primi califfi ben guidati, di regno per gli omayyadi e ritornino a parlare di califfato per gli abbasidi.
VALENTINA COLOMBO (Cameri, 1964) è docente di Cultura e Geopolitica dellâislam presso lâUniversitĂ Europea di Roma e Senior Fellow presso la European Foundation for Democracy a Bruxelles. Eâ membro del Comitato per lâislam italiano presso il Ministero dellâInterno.
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