La tassa sui pacchi è stata confermata. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno la buona notizia è che rispetto alle indiscrezioni di stampa alla fine sono state risparmiate le spedizioni che non arrivano da Paesi extra Ue. Il testo approvato è invece quello dell’emendamento alla legge di bilancio firmato da cinque senatori di Fratelli d’Italia. Il comma 1-bis dell’articolo 29 recita:
“È istituito, nel rispetto della normativa dell’Unione europea in materia doganale e fiscale, un contributo alla copertura delle spese amministrative correlate agli adempimenti doganali relativi alle spedizioni di modico valore provenienti da Paesi terzi. Tale contributo si applica alle spedizioni di beni:
a) provenienti da Paesi non appartenenti all’Unione europea;
b) di valore dichiarato non superiore a 150 euro”.
Nel comma 1-ter viene quindi specificato che “il contributo” – così viene chiamato – sarà “pari a 2 euro per ciascuna spedizione” ed “è riscosso dagli Uffici delle dogane all’atto dell’importazione definitiva delle merci oggetto delle spedizioni”.
La norma diventerà realtà dal 1° gennaio
Chi fa acquisti dai siti di e-commerce dunque dovrà pagare una tassa, pari a 2 euro, se la propria spedizione arriva da un Paese che non fa parte dell’Unione europea e ha un valore fino ai 150 euro. Una circostanza non certo insolita se pensiamo alla quantità di merce importata dalla Cina e venduta da portali come Temu, Aliexpress, ma anche Amazon e altri.
Non ci sarà nessun sovrapprezzo invece sui pacchi e le spedizioni che arrivano dall’Italia o da altri Paesi Ue o su quelle che pur provenendo da Paesi extra-comunitari hanno un valore superiore ai 150 euro. L’obiettivo dichiarato della nuova legge è quello di proteggere le imprese locali dall’invasione di prodotti a basso costo di provenienza extra-Ue, ma va da sé che a beneficiarne saranno anche le casse pubbliche. Secondo le stime della ‘ragioneria generale’ sono 327 milioni le spedizioni su cui dal 1° gennaio 2026 si applicherà la gabella di due euro.
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