Ha aspettato settantotto giorni un presidio medico indicato nero su bianco nella lettera clinica delle dimissioni, invano
È morto prima che la macchina salva-vita – un sistema medicale che applica una pressione negativa controllata (sottovuoto) su ferite complesse – arrivasse a casa. Lo denuncia la figlia di un uomo di 88 anni di Longobucco (Cosenza). Secondo quanto riferito dalla famiglia, tutto comincia il 22 settembre 2025, quando l’anziano viene dimesso dall’ospedale di Rossano dopo due interventi chirurgici.
Le indicazioni cliniche – sostiene la figlia – sarebbero state esplicite: “La ferita chirurgica, anche con l’applicazione dell’apparecchio VAC-Therapy, sarà continuata a domicilio del paziente con il supporto del personale di assistenza domiciliare”. Nonostante la mail notificata con urgenza all’azienda sanitaria i giorni passano senza che la VAC-Therapy venga consegnata. Un ritardo che, nel racconto della figlia, pesa ancora di più nei territori jonici e silani, dove la sanità territoriale non è un servizio “di contornoâ€, ma spesso l’unica risposta possibile per anziani e fragili che vivono lontano dai grandi ospedali, con una pensione di circa 700 euro che non consentiva all’uomo di accedere alla sanità privata.
Il 18 novembre, davanti al peggioramento delle condizioni cliniche, l’infermiere che assisteva l’uomo a casa e il medico di base scrivono nuovamente all’ospedale di Corigliano-Rossano denunciando come il paziente si trovasse in condizioni critiche. Ma anche questo messaggio, denuncia la figlia, sarebbe rimasto senza risposta per circa venti giorni.
L’8 dicembre 2025 l’uomo muore “aspettando” denuncia la figlia. Elisa Scutellà , capogruppo M5S in Consiglio regionale rilancia quanto accaduto quale segnale dell’abbandono delle aree interne calabresi, dove la fragilità dei cittadini si scontra con ritardi e inefficienze del sistema sanitario. La capogruppo pentastellata annuncia infine la presentazione di “un’interrogazione urgente” affinché vengano attivate iniziative per “verificare e assicurare il rispetto delle prescrizioni sanitarie post-dimissione”.
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