Omar è stato accompagnato davanti al giudce da due professori del liceo “in segno di solidarietà ”
Ieri il giudice di Torino ha processato per direttissima, in un’udienza pubblica – dopo una notte ai domiciliari – il 18enne che venerdì negli scontri contro gli agenti davanti alla sede della Città Metropolitana di Torino ha ferito otto agenti della Mobile, due dei quali hanno sporto denuncia dopo essere stati colpiti.
Il giudice Giorgio Potito ha convalidato l’arresto di Omar B. (italiano di seconda generazione classe 2007, nato a Modena) e l’ha trasformato in un obbligo di firma quotidiano per “l’indole violenta” e il “rischio di recidiva” visti i numerosissimi precedenti per reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica, non da ultimo la sua presenza negli scontri a Milano dopo la morte di Ramy, il ragazzo morto in motorino dopo un inseguimento dei carabinieri.
Lo studente del liceo linguistico Gioberti – che al giudice si è detto “sotto choc” – era stato identificato subito dopo la manifestazione ed era stato arrestato in “flagranza differita” con l’accusa di aver lanciato un bidone portacenere contro le forze dell’ordine. “Ho avuto una reazione sconsiderata”, ammette il ragazzo, che ha chiesto scusa: “Non volevo ferire gli agenti”, ha aggiunto, accompagnato da alcuni compagni e da due professori del liceo in segno di solidarietà .
Il magistrato Potito ha convalidato l’arresto e imposto l’obbligo di firma quotidiano al commissariato. Se venisse condannato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, reato previsto dall’articolo 583 quater codice penale, rischia fino a cinque anni. Se ne riparlerà il 22 gennaio.
La reazione del mondo studentesco non si è fatta attendere. Il Kollettivo studentesco autonomo minaccia: “Se toccate uno toccate tutti, giù le mani da Omar”. Al presidio di ieri in piazza Castello a Torino gli altri collettivi minacciano una nuova mobilitazione. Da ciò che trapela il ragazzo è stato rintracciato a casa di Sara Munari, una leader del centro sociale Askatasuna.
Il verdetto arriva proprio nel giorno in cui il sindaco Pd di Torino Stefano Lo Russo sulla Stampa rivendica: “È di sinistra anche la sicurezza”. A dirlo è proprio il primo cittadino che ha sanato Askatasuna (“il centro sociale più pericoloso d’Italia”, dice la Fdi Augusta Montaruli), in una città come Torino dove la microcriminalità impera: anziani che di ritorno dall’ospedale si trovano la casa occupata, borseggiatrici sui mezzi, spaccate nei negozi anche in pieno giorno, accoltellamenti alla stazione e a scuola. Storie di ordinario degrado che riguardano la maggior parte delle metropoli come Milano, a cui il governo ha risposto con il discusso decreto Sicurezza che prevede – tra le altre misure – proprio l’arresto differito.
“Il gip ha convalidato l’arresto e trasformato la misura cautelare della detenzione domiciliare nell’obbligo giornaliero di presentazione al commissariato di polizia, il suo nome compare già in fascicoli legati ad altre manifestazioni studentesche dell’ultimo anno”, spiega una fonte del Viminale, secondo cui “senza decreto Sicurezza sarebbe stata necessaria un’indagine coordinata dall’autorità giudiziaria per arrestarlo”.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, corroborata da testimonianze, il ragazzo è stato incastrato dai filmati della Digos mentre tentava il blitz negli uffici della Città metropolitana presidiati
dalla polizia dopo una serie di cariche, fughe e contatti ravvicinati culminati negli scontri anche davanti ai varchi della stazione di Porta Nuova, bloccati dalle forze dell’ordine. Non è escluso un altro weekend di fuoco.
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