Si riaccende l’odio interetnico in Siria
Da ore violenti scontri armati interessano la località di Sweida nella Siria meridionale a un centinaio di chilometri a sud di Damasco dove la tribù sunnita (sostenuta dal governo jihadista, ndr) fa fuoco sulla minoranza religiosa drusa. Ci sarebbero almeno già un centinaio di morti e altrettanti feriti.
Le autorità hanno inviato soldati per fermare le violenze e ristabilire l’ordine e per affiancarsi ai beduini sunniti da sempre in contrasto col ramo ismailita dell’Islam sciita, nato nel X secolo, quello druso appunto. Circa 700.000 abitanti in quella che è considerata la più grande comunità drusa del Paese. Per alcuni si tratta di una vera e propria setta: circa un milione nel mondo, la metà dei quali vive in Siria. Le due comunità sono da sempre in attrito e ora cercano un equilibrio nel già fragile nuovo assetto del dopo-Assad.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, monitora la situazione. Il sito web di notizie locali Sweida 24 riferisce anche di “bombardamenti nel quartiere di Maqus, a est della città”. La strada che collega Damasco a Sweida è stata chiusa. Il governatore di Sweida, Mustafaal-Bakur, ha invitato i residenti a “esercitare moderazione”. Anche diversi notabili drusi hanno invitato alla calma e hanno richiesto l’intervento delle autorità.
Israele considera i drusi una minoranza leale anche perchè prestano volentieri servizio nelle forze armate. Il leader religioso della comunità drusa in Israele ha invitato “tutti i Paesi e le fazioni attive e influenti in Siria” a intervenire e fermare gli attacchi. “I drusi stanno subendo attacchi spregevoli in questo momento e stanno difendendo se stessi e i loro villaggi”, ha dichiarato lo sceicco Muafak Tarif. “La comunità drusa non è aggressiva, ma non accetta in silenzio gli attacchi contro di essa e non si arrenderà ai suoi aggressori, a qualunque prezzo”, ha aggiunto.
L’esercito israeliano è interventuo in soccorso della comunità drusa riferendo di aver colpito carri armati nella zona interessata dagli scontri. In segno di minaccia jet dell’aviazione hanno sorvolato Daraa e Qunaytra sempre a Sud, a ridosso delle Alture occupate del Golan, dove circa un anno fa un missile centrò un campo da calcio uccidendo una dozzina di bambini. Tel Aviv ha già minacciato di intervenire in difesa della minoranza religiosa. In Siria, oltre che nella provincia meridionale di Sweida, i drusi vivono in alcuni sobborghi di Damasco, principalmente a Jaramana e Ashrafiyat Sahnaya, sempre a sud. Militarmente si sono rafforzati durante la guerra civile durata quasi 14 anni.
La maggior parte degli altri drusi vive in Libano e in Israele, comprese le alture del Golan, che Israele conquistò dalla Siria durante la guerra in Medio Oriente del 1967 e annesse nel 1981. Nei mesi e nelle settimane scorsi il governo israeliano ha ripetutamente invitato il nuovo governo siriano a proteggere la comunità drusa di Siria, legata a livello confessionale e familiare alla comunità drusa in Israele e a quella in Libano.
Tuttavia dopo la caduta del regime, c’è disaccordo nelle diverse fazioni sull’opportunità di integrarsi o meno nel nuovo governo guidato dall’ex capo jihadista Ahmad Al Shara. Sul fronte economico, Damasco ha firmato un accordo da 800 milioni di dollari con la società emiratina DP World per riqualificare il porto di Tartous e rilanciare la ricostruzione. La nuova leadership punta così a modernizzare le infrastrutture e attrarre investimenti stranieri in un paese ancora profondamente segnato da svariate comunità religiose e dalla guerra.
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