di Francesco Curridori – Chiudono 25 circoli Pd su 100 a Bologna e in provincia. Tre di questi si trovano in città e comprendono anche le sezioni che in passato sono state frequentate dall’ex premier Romano Prodi e dall’attuale segretaria del partito Elly Schlein, mentre 22 sono i circoli che hanno chiuso i battenti nel resto della provincia.
“Non siamo mai stati così bene in termini di iscritti e di risorse. Abbiamo avviato una campagna di riordino che non penalizza la partecipazione. I circoli stanno aumentando e nello stesso tempo chiudiamo una vertenza storica con i partiti fondatori”, spiega all’Huffpost il tesoriere nazionale del Pd Michele Fina all’Huffpost. Il Pd, infatti, sembra godere di buona salute: le iscrizioni hanno superato le 200mila unità crescendo del 15% in due anni, ma anche il numero di Feste dell’Unità è aumentato del 30% toccando quota 450. Infine, il Pd con il 2 per mille, ha incassato 10 milioni e 300 mila euro, mentre le sottoscrizioni sono aumentate in un anno di 100mila, cioè 3 milioni di euro.
In Emilia Romagna, però, divampa la protesta
“Noi staremo dentro al circolo finché non ci dicono che dobbiamo uscire. Quel centro lo hanno costruito i compagni”, minacciava Nicola Rivani di Minerbio, a gennaio quando il piano di razionalizzazione era stato appena presentato. Dopo tre mesi di lavoro, la direzione provinciale del partito ha deciso all’unanimità di salvare solo 8 delle 33 sedi presenti nel territorio. “Come la Juventus che finisce in serie C. Ma era inevitabile. La territorialità di partiti come il Pci di un tempo non esiste più da tempo”, ha detto al Corriere Paolo Pombeni, direttore della rivista Il Mulino.
A spiegare i motivi della chiusura di questi sedi è sempre Fina che parla di un semplice “riordino” che “non colpisce la partecipazione democratica” visto e considerato che il Pd, alle ultime elezioni Europee, a Bologna, ha preso il 45%. “Oggi il partito nazionale destina alle federazioni locali 2 milioni e 100mila euro l’anno. Cioè una somma che equivale a quella di tutti i dieci anni precedenti sommati insieme. E l’anno prossimo saranno ancora di più”, dice ancora Fina parlando del nuovo regolamento interno.
La storia dei circoli di Bologna, però, è particolare
“Quando nasce il Pd, nel 2007, si realizza la fusione politica ma non quella per così dire materiale. Il Pd nasce a tutti gli effetti come un nuovo partito, mentre Ds e Margherita gli sopravvivono dal punto di vista materiale”, dice Fina ricordando che per molti anni il Pd di largo del Nazareno affitta la sede nazionale dalla Margherita e poi dagli Scolopi. E i Ds fanno altrettanto.
Nel frattempo nascono settanta fondazioni locali che gestiscono il patrimonio degli ex Ds e per tutte il punto di riferimento è Ugo Sposetti, l’ultimo tesoriere del partito. Il Pd, quindi, prende in affitto questi circoli dalle varie fondazioni post-Ds anziché diventarne proprietario. Un vero paradosso. “Ma di fatto è stato così e a Bologna, in questo modo, si sono accumulati 4 milioni di euro di debiti. Perché alla fine tra Pd e Ds si trattava delle stesse persone, per cui anche se non si pagava l’affitto si andava avanti lo stesso accumulando debito”, osserva Fina.
Che, poi, spiega: “Ecco quello che noi abbiamo fatto è risolvere una pendenza che durava dal 2007. Abbiamo verificato circolo per circolo quali erano in grado di mantenersi da soli o con i trasferimenti delle fondazioni. Abbiamo accorpato situazioni in cui due circoli erano a poca distanza tra loro. Oppure i circoli avevano sedi molto grandi, che andavano bene all’epoca del Pci. Ma che adesso sono sovradimensionate”.
Il tesoriere del Pd, poi, aggiunge: “Abbiamo trovato anche locali che ormai erano solo magazzini. In ogni caso non abbiamo chiuso nessun circolo. Abbiamo chiuso delle sedi e stiamo trovando alternative per tutti i circoli. In cambio stiamo aprendo nuove sezioni o consolidando situazioni in bilico”.
Fina ricorda che a Terni la federazione locale ha comperato la sede, mentre sabato scorso il capo dell’organizzazione Igor Taruffi ha inaugurato due circoli nuovi in provincia di Bologna: uno a Castel del Rio e uno in Appennino a Vergato. “A Roma, la federazione locale ha ‘ricomprato’ lo storico circolo di San Lorenzo, a rischio chiusura. Tutto questo si può fare anche perché il partito nazionale trasferisce risorse ai territori, cosa che non era mai avvenuta prima in questa misura.
Sono soldi che abbiamo tolto ai sondaggi, a piani di comunicazione, a iniziative di questo tipo….”, dice Fina che poi conclude: “Abbiamo voluto fare questo riordino dei circoli ora che abbiamo le risorse e il partito è in salute, proprio per non essere costretti a scelte difficili”.
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