Meluzzi: “Fedez ha ucciso la sinistra. Gramsci e Longo si rivoltano nella tomba”

Meluzzi Fedez rai

di Americo Mascarucci per www.lospecialegiornale.it
Non si placano le polemiche scatenate dal comizio del rapper Fedez in favore del Ddl Zan in occasione del Concertone del primo maggio. Le polemiche hanno investito soprattutto la Rai, ed in particolare Raitre che come tutti sanno è stata sempre schierata a sinistra, accusata di aver tentato di censurare gli attacchi di Fedez contro la Lega.

I partiti cosiddetti giallorossi, Pd, M5S, Leu da giorni stanno sparando contro viale Mazzini chiedendo le dimissioni dei vertici accusati di faziosità. Una situazione paradossale, un vero e proprio “regolamento di conti” a sinistra che abbiamo commentato con lo psichiatra, ex parlamentare e opinionista televisivo Alessandro Meluzzi.

Raitre è stata sempre considerata la rete di sinistra del servizio pubblico, eppure oggi è accusata di aver tentato di censurare un rapper chiaramente vicino al mondo cosiddetto giallorosso, che è salito sul palco del Concertone per attaccare i partiti del centrodestra in merito al Ddl Zan. Un paradosso, non le sembra?

“La Rai è come una torta a mille strati, se si fa una trivellazione si scopre che uno dietro l’altro questi strati escono fuori. Essi sono molteplici perché rispecchiano tutte le varie epoche della lottizzazione politica che sempre c’è stata e sempre ci sarà. Partendo dalla Rai di Ettore Bernabei, ecco che di strato in strato si arriva fino ai giorni d’oggi, passando per gli strati di epoca democristiana, poi craxiana, poi ancora ulivista, berlusconiana, veltroniana fino ad arrivare agli strati rosso fucsia e giallorossi dei nostri giorni. In questa fase di trivellazione è ovvio che possano venire a confronto strati biologici diversi. Quindi arriviamo al paradosso che lo strato rosso fucsia di epoca contiana, si scontri con i retaggi di epoca veltroniana visto che la dirigente di Raitre chiamata in causa da Fedez, in passato è stata proprio addetta stampa di Walter Veltroni. Quindi ci troviamo con lo strato contian-movimentista-lettiano che entra in conflitto con quello veltronian ulivista provocando questa schizofrenia che stiamo vedendo oggi. Con l’ex premier Conte che dopo aver dichiarato ai quattro venti che con lui al governo la Rai è stata messa nelle mani dei professionisti giusti, oggi urla che bisogna liberare la Rai dai partiti. Siamo davvero alle comiche”.

Non parlo di Fedez, ho una dignità

Cosa pensa dell’esibizione di Fedez e di tutte le polemiche che ne sono seguite? 

“Guardi, per chi è arrivato alla mia età è decisamente imbarazzante dover parlare di Fedez e discutere di ciò che dice. La prego, abbia rispetto e non mi chieda di commentare le sue dichiarazioni. Ho una dignità e una professionalità da difendere”.

Allora mi dica perché c’è tanta ostilità verso quanti si oppongono al Ddl Zan fino ad essere esposti al pubblico ludibrio con tanto di schedatura e simil lista di proscrizione in diretta televisiva?

“Siamo arrivati al paradosso di considerare dei portabandiera, personaggi come appunto i Ferragnez che vivono promuovendo tatuaggi, smalti per uomini, coloranti per capelli, che fondano società per vendere borse ed acque minerali a mille volte il loro valore. Questi personaggi diventano i rappresentanti di un’epoca politica, portati ad esempio da una sinistra che mostra così tutte le sue contraddizioni e la sua profonda crisi d’identità”.

Non è anche colpa dei social se questi personaggi riescono a diventare dei potenti influencer e a veicolare certi messaggi?

“Non so se sia tutta colpa dei social, c’è un forte decadimento antropologico nella società odierna favorito dalle multinazionali che hanno tutto l’interesse a servirsi di personaggi famosi e con un largo seguito per propagandare e veicolare il pensiero unico”.

Vedere i politici di quella che un tempo era la sinistra andare dietro a cantanti, rapper, comici come se fossero loro i leader del momento, che effetto le fa?

“Io vengo dal Partito Comunista Italiano, ci ho militato per quindici anni e posso dirle che le venerabili ossa di Gramsci, Togliatti, Berlinguer e Longo si staranno rivoltando nella tomba pensando che l’odierna sinistra si è ridotta a correre dietro a personaggi in smalto e lustrini. E Pierpaolo Pasolini farebbe altrettanto”.

Non è paradossale che il primo maggio, giornata del lavoro, invece di parlare del lavoro che non c’è e della crisi economica si discuta di legge Zan e di unioni gay?

“Questa è una storia che viene da lontano, da quegli stessi salotti che pretendono di governare il mondo. Quando si devono distruggere i diritti sociali, li si sostituisce con quelli civili. Ma attenzione, perché anche sul termine diritti civili c’è un grosso equivoco, perché questi non sono interpretati nel loro autentico significato, ovvero quello di difesa delle libertà democratiche, di pensiero, di espressione, di parola. In un momento come quello che stiamo vivendo caratterizzato da una limitazione drastica delle libertà democratiche ed individuali, gli unici diritti che restano da sbandierare sono quelli sessuali, ovvero quello di sfilare con lo smalto, i rossetti e i lustrini nei gay pride. E’ chiaro che parlare di diritti omosessuali invece che di diritti del lavoro e di diritti sociali non spaventa nessun potere, anzi lo rafforza. Questa è la strategia del politicamente corretto alla base della cultura dem americana che si sta tentando di imporre a livello planetario”.

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