La casa di Wolfsburg annuncia esuberi e rivede il piano industriale per far fronte al prevedibile tracollo economico: a rischio il rating del titolo VW. Dall’Italia: pesanti contraccolpi sui conti pubblici statali.
Iniziate le grandi manovre per il riassetto finanziario della Volkswagen, travolta dallo scandalo dieselgate e pronta al richiamo di 11 milioni di vetture. L’azienda automobilistica tedesca ha annunciato lo stop alle assunzioni e prepara un riassetto della sua rete produttiva: la chiusura di alcuni stabilimenti, impensabile per il colosso di Wolfsburg fino a poche settimane fa, è ora un’ipotesi sempre più probabile.
La preoccupazione dei vertici VW è che il titolo, deprezzatosi in modo importante in queste due settimane seguite alla scoperta della truffa, possa scendere ulteriormente, perdendo il rating attuale e rendendo così più onerosi i finanziamenti, con la conseguenza di rendere ancor più vulnerabili i conti, diventati pesantissimi dopo la scelta di richiamare le vetture “truccate”.
Intanto arriva un altro allarme sulla tenuta del comparto auto in Italia dopo lo scoppio del dieselgate. Alle proteste della rete italiana di vendita VW, che si è lamentata per essere stata “lasciata sola”, e ai dubbi di Bankitalia sul possibile impatto dello scandalo sui conti italiani, oggi è stato il sottosegretario allo Sviluppo Economico Carlo Calenda a lanciare l’allarme.
“Il rischio è molto grosso… Volskwagen è un gruppo che compra molto nella catena produttiva italiana, soprattutto nell’area del nord ovest — ha affermato Calenda intervenendo ad Expo 2015 — la crescita del commercio internazionale del 4,5% per il 2016 inserita nella nota di aggiornamento del Def alla luce di questi problemi non è più conservativa ma reale”.