Cardinale Scola e Caritas, “piccoli gruppi di profughi in ogni parrocchia”

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Profughi in ogni parrocchia di Milano, a piccoli gruppi. E’ la proposta lanciata dal cardinale Angelo Scola, in visita a Casa Suraya per incontrare circa 100 profughi in prevalenza siriani. “Piccoli numeri all’interno di ogni singola realtĂ  è la scelta piĂą intelligente per mettere ordine a un fenomeno ormai strutturale“, ha spiegato il cardinale per illustrare la proposta, avanzata inizialmente dalla Caritas.

Si tratterebbe di utilizzare luoghi giĂ  a disposizione delle parrocchie (MAI MESSI A DISPOSIZIONE DEGLI ITALIANI SFRATTATI!!!, ndr), come case e appartamenti, lasciando a Caritas e alle cooperative gli oneri organizzativi. Il primo passo sarebbe quello di chiedere ai parroci e agli istituti religiosi se hanno a disposizione alloggi e luoghi idonei, il secondo passo quello di tenere incontri con gruppi di cittadini disponibili, “per spiegare – ha detto Scola – perchĂ© facciamo questo, che va verso il futuro della realtĂ  milanese ed europea”.

1.140 parrocchie nella diocesi di Milano: un primo punto fermo per “una accoglienza sostanziale che eviti conflitti”, come ha aggiunto Scola, secondo cui occorre intervenire per spiegare che “non è vero che gli immigrati rubano il posto di lavoro agli altri. Il problema tragico del posto di lavoro è di altra natura ed è un problema strutturale dell’Europa e del nostro Paese”.

Alla domanda su cosa ne pensi delle politiche sul tema dell’immigrazione, e delle polemiche, Scola ha poi risposto che “ognuno ha il diritto di dare le sue ragioni e in una societĂ  plurale bisogna operare un confronto tra ragioni, augurandosi che vincano quelle migliori (che ovviamente sono quelle dei cattocomunisti filo-islamici, ndr). E’ anche un problema di sana comunicazione, che mira a dire le cose come stanno”.

Entrando poi piĂą nel merito dell’accoglienza, questa secondo il cardinale è “affrontabile senza danno”, a patto di una “effettiva alleanza tra tutti, che coinvolga anche le famiglie e le persone“. Scola non condanna la paura, perchĂ© “il fenomeno dell’immigrazione incrocia una situazione di cambiamento in atto”, ma “la paura è una cattiva consigliera e porta dalla parte sbagliata”. Da un lato, quindi, occorre “spiegare ai cittadini la differenza tra rifugiati politici ed economici”, dall’altro un coordinamento diverso tra il ministero, le istituzioni e le prefetture.

“Davanti a chi sbarca dai barconi – ha concluso Scola – la prima risposta è quella del buon samaritano, poi ognuno deve assumersi il suo compito e quello delle istituzioni è di una politica europea”.

milanotoday.it