Nuovo stop della Bce sulle riserve di oro della Banca d’Italia

oro

Diventa un braccio di ferro a distanza quello che si sta consumando tra la Banca centrale europea e il governo di Giorgia Meloni

Al centro della contesa c’è l’emendamento di FdI alla manovra sulle riserve d’oro della Bankitalia. Le “modifiche apportate” in una nuova formulazione non bastano: “Non è ancora chiaro quale sia la concreta finalità della proposta di disposizione rivista”, torna a ribadire l’Eurotower. Da qui il messaggio al governo di Giorgia Meloni: “Riconsideri la proposta”. La replica arriva dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che – viene fatto sapere – fornirà “tutti i chiarimenti necessari”.

L’oro di Bankitalia diventa un caso

La prima versione dell’emendamento alla manovra, a firma di Malan (FdI), stabiliva che la proprietà dell’oro della Banca d’Italia era dello Stato. Dopo il primo “no” della Bce, è stato limato. Secondo la nuova versione “le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono al Popolo Italiano”.

Neppure l’ultima riformulazione è piaciuta alla Banca centrale europea anche perché “non è accompagnata da alcuna relazione illustrativa che ne illustri la ratio”. Francoforte riconosce “alcune novità che vanno incontro alle osservazioni precedenti”, in particolare “il rispetto degli articoli del trattato sulla gestione delle riserve auree dei Paesi, ma restano i dubbi sulla finalità della norma. “Nonostante le modifiche apportate”, “non è ancora chiaro quale sia la concreta finalità”, spiega l’Eurotower. “Per questo motivo, e in assenza di spiegazioni”, le autorità italiane sono “invitate a riconsiderare la proposta”, anche al fine di “preservare l’esercizio indipendente dei compiti fondamentali” della Banca d’Italia.

Il compito di gestire la situazione è affidato al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il titolare dle Mef sarebbe pronto a “fornire alla Bce tutti i chiarimenti necessari”.

Quanto oro ha la Banca d’Italia e perché

Le riserve auree sono parte integrante delle riserve ufficiali del Paese e hanno la funzione di “rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario italiano e nella moneta unica”. La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo Monetario Internazionale. Il quantitativo totale di oro di proprietà dell’Istituto di via Nazionale è pari a 2.452 tonnellate, costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e per una parte minore da monete. Il valore aggiornato dell’oro viene pubblicato annualmente nel Bilancio della Banca d’Italia.

La Bce negli anni ha più volte chiarito che la questione della proprietà giuridica (detenzione e gestione) delle riserve auree “riguarda, in ultima analisi, le competenze del Sistema europeo delle banche centrali (Sebc) ai sensi del trattato” sul funzionamento dell’Unione europea. Sempre il trattato in questione garantisce l’indipendenza delle banche centrali, compresa Bankitalia “nell’assolvimento dei loro compiti”.

La stessa Bankitalia spiega che in caso di crisi valutarie, “una banca centrale può disporre dell’oro, al pari delle riserve in valuta estera, per preservare la fiducia nella valuta nazionale utilizzandolo come garanzia per ottenere prestiti o, in ultima istanza, vendendolo sul mercato per acquistare la valuta nazionale così da sostenerne il valore”. L’oro è anche un buon presidio contro l’inflazione, in quanto tende a mantenere il suo valore nel tempo. Inoltre, a differenza delle valute fiduciarie, l’oro non è un’attività “emessa” da un Governo o da una banca centrale e quindi il suo valore non è condizionato dalla solvibilità dell’emittente.
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