Per la procura di Venezia tra settembre e dicembre del 2021, quando si era ancora in piena emergenza Covid e da qualche mese era iniziata la vaccinazione di massa, per 16 volte avrebbe firmato falsi certificati di esenzione per alcuni pazienti. Per questo il settantenne medico di base Ennio Caggiano, era finito davanti al giudice per il reato di falso in atto pubblico. Ma l’accusa è caduta già in udienza preliminare di fronte al gup Benedetta Vitolo, che ha disposto il non luogo a procedere a fronte della richiesta di rinvio a giudizio della procura.
«Nell’ambito della propria autonomia clinica il dottor Caggiano ha rilasciato certificazioni temporanee, revocabili, individualizzate nel rispetto della normativa vigente – scrive il gup – con puntuale osservanza sia dei criteri di adeguatezza terapeutica e consenso informato, che dei principi di precauzione e controindicazione».
Le motivazioni.
Per il giudice invece il suo comportamento fu legittimo, anche alla luce di quanto stabilito da una circolare dell’agosto 2021 del ministero della Salute che regolava i certificati di esenzione, da una recente sentenza della Corte di giustizia europea e perfino dalla Costituzione, sia nell’articolo 32 sul diritto alla salute, che nell’articolo 13 sulla libertà personale, anche dei trattamenti sanitari. Il ministero aveva infatti affermato che «una vaccinazione non deve essere somministrata quando è presente una controindicazione». Per la Corte Ue «il sanitario che nutrisse dubbi, in occasione del trattamento di un paziente, quando alla sicurezza o all’efficacia dei vaccini di cui trattasi, resterebbe libero di non raccomandarli o somministrarli».
«Libertà e responsabilità professionale dei medici»
Indicazioni che, per la difesa ma anche per il giudice, ribadiscono «la libertà e la responsabilità professionale dei medici», ovviamente sempre «fondate, come nei casi di specie, su valutazioni cliniche pertinenti e in scienza e coscienza»: in questo modo per il gup Vitolo, «la scelta non solo è legittima, ma rappresenta un dovere collegato alla funzione medica». E non può esserci falso, anche se la decisione fosse opinabile. «È stata un’aggressione ad un medico esemplare, amato dai suoi pazienti, ma ostacolato dall’Ordine», commenta Morosin.
Tratto da https://corrieredelveneto.corriere.it