Taglio vitalizi: ricorso di 1.400 ex parlamentari che li rivogliono

parlamento tagli

E’ partito il ricorso di circa 1.400 ex deputati che chiedono di rivedere la delibera del 2018 che tagliava i vitalizi agli ex parlamentari, voluta dall’allora presidente di Montecitorio Roberto Fico. A battere cassa ora personaggi che hanno fatto la storia, soprattutto, della Prima Repubblica: da ex ministri come Mario Landolfi, vecchie conoscenze del ’68 come Mario Capanna, l’ex attrice hard Ilona Staller. E poi Fabrizio Cicchitto, Margherita Boniver e Claudio Martelli. E, ancora, i giornalisti Tiziana Maiolo e Paolo Guzzanti. E poi gli ex sindaci di Napoli Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino e l’attuale sindaco di Imperia, ed ex ministro dell’Interno, Claudio Scajola. Il difensore: “Hanno diritto alla pensione”.

Il taglio dei vitalizi

Con una netta sforbiciata, soprattutto per gli assegni degli ex più anziani, il trattamento destinato agli eletti venne rivisto sotto Fico, introducendo anche per loro il sistema contributivo, così da diventare qualcosa di molto simile a una pensione calcolata in base a quanto versato.

I circa 1.400 ricorrenti sono dunque ex deputati anagraficamente più giovani di quelli più anziani di età che nel 2022 hanno beneficiato di una sentenza che di fatto ha azzerato per loro la delibera Fico. Quest’ultima stabiliva che il vitalizio – su suggerimento dell’allora presidente dell’Inps Tito Boeri – fosse calcolato con criteri contributivi: in pratica l’assegno veniva ricalcolato sulla base di coefficienti in cui rientravano non solo il monte dei contributi versati, ma anche gli anni in cui si era beneficiato di un assegno.

Gli ex parlamentari più anziani si erano visti tagliare improvvisamente l’assegno dall’oggi al domani anche del 90%. In alcuni casi, come quelli di ex deputati centenari non autosufficienti ricoverati in Rsa, si sono verificate situazioni drammatiche.

L’iter dei ricorsi

Nel 2022 il tribunalino interno aveva dato ragione a quanti avevano fatto ricorso: il ricalcolo dell’assegno partiva non da momento in cui era stato erogato agli ex parlamentari il primo, bensì dallo stesso 2022. Il Consiglio di giurisdizione e poi il Collegio d’Appello avevano fatto propri il principio costituzionale della legittima aspettativa.

Nel 2024 era partito il ricorso degli ex parlamentari più giovani, che si sono appellati allo stesso principio, ma il Consiglio di giurisdizione ha dato loro torto, probabilmente perché il taglio del loro vitalizio era in proporzione meno forte.

In attesa della sentenza

I 1.400 non hanno voluto demordere e il Collegio d’Appello, il tribunale di secondo grado interno alla Camera, composto da cinque deputati, ma che ha un ruolo giurisdizionale e non politico, ha tenuto udienza, con la presidenza di Lucaselli e alla presenza degli altri componenti (Ingrid Bisa della Lega, Pietro Pittalis di Fi, Marco Lacarra del Pd e Vittoria Baldino di M5s), tutti avvocati. La lunga udienza ha visto sfilare gli avvocati dei ricorrenti.

Tra tutti Maurizio Paniz, che ha generato un inedito momento di tensione all’inizio, dopo lo scontro nella precedente udienza quando aveva esortato i componenti del Collegio a comportarsi “come veri giudici” e non come rappresentanti politici. La cosa aveva già provocato la risposta risentita di Ylenia Lucaselli (Fdi), che presiede il Collegio d’Appello che si è riservato i tempi per pronunciare la sentenza.

Nelle ultime ore, come precisa Il Corriere della Sera, è intervenuta anche l’ex Associazione parlamentari, che tiene a precisare come in realtà “i ricorrenti non siano 1.400, perché purtroppo circa 200 sono deceduti” e che il ricorso “riguarda quindi una minoranza che subisce ancora un trattamento fortemente discriminatorio rispetto alla maggioranza dei deputati e a tutti i senatori per i quali dagli organi del Senato è stato applicato il principio costituzionale della legittima aspettativa”.
www.tgcom24.mediaset.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *