L’imam estremista che trasforma il supermercato in moschea, viola le leggi e insulta le donne

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L’imam ha dato sfogo su Facebook ai suoi peggiori istinti anti-occidentali e misogini e ha accusato il governo di “fomentare odio contro i musulmani”

di Pietro Senaldi – Si chiama Arif Mahmud. È uno degli imam che predicano a Venezia e dintorni. È anche l’esempio evidente che l’islam radicale non è compatibile con i valori occidentali e che quindi l’integrazione dei musulmani nella nostra società è un obbiettivo irraggiungibile.

È un mestiere duro, quello del sindaco della città lagunare. Quando i parenti del tuo illustre predecessore, il professor Massimo Cacciari, non ti attaccano accusandoti di aver svenduto la Serenissima al miliardario americano Jeff Bezos e agli invitati al suo matrimonio, si alza un predicatore estremista e ti dà del “politico maiale”. È andata esattamente così, allorché un paio di mesi fa il Consiglio di Stato ha ordinato la chiusura di una moschea abusiva dove il signor Mahmud era di casa.

L’imam aveva adattato un supermercato abbandonato di Mestre a luogo di culto, suscitando le ire e le preoccupazioni di chi ci vive accanto. Ne è nata una disputa legale, finita con un’ordinanza di chiusura per ragioni di sicurezza, perché intorno al locale non ci sono servizi idonei né le condizioni di viabilità necessarie e perché la legge vieta di trasformare esercizi commerciali in moschee, chiese o sinagoghe senza un permesso preventivo.

Non solo Mahmud ha ignorato il verdetto, continuando la propria attività nei locali proibiti e pretendendo, per sloggiare, che il Comune gli affidi un ampio spazio in centro, ma ha anche dato del maiale, l’animale impuro secondo l’islam, e al sindaco veneziano, Luigi Brugnaro. Eppure nel capoluogo veneto ci sono ben undici moschee attive.

Non pago, l’imam ha dato sfogo sulla propria pagina Facebook ai suoi peggiori istinti anti-occidentali e misogini e ha accusato il governo di “fomentare odio contro i musulmani”. Per lui le donne italiane sono sostanzialmente tutte delle prostitute, che “trattano il partner come un recipiente per l’eiaculazione, da usare quando serve, e da sostituire con un altro se non è subito disponibile, esattamente come si fa con un bagno pubblico”. Motivo di tanta avversione è il fatto che le italiane danno la mano all’uomo anche se non è il marito o un parente, pratica considerata impura dal profeta Maometto perché “non protegge l’onore delle donne”.

Mahmud ha un idolo, Giuseppe Conte

“un presidente così l’Italia l’ha avuto una volta sola nella storia”, si esalta l’imam pentastellato, e di contro un grande nemico, Giorgia Meloni, “persona priva di dolcezza in quanto non ha ricevuto educazione famigliare”. Poi, forte della tradizione pluralista che è una pietra angolare delle nazioni musulmane, il predicatore dà lezioni di democrazia al nostro governo: “Fratelli d’Italia è un partito di stampo fascista, come dimostra la Fiamma che mantiene nel proprio simbolo, che non è solo un richiamo a Benito Mussolini bensì una dichiarazione implicita di rinascita del razzismo. Fermiamo questa politica oscurantista ora”.

Non rispetta le sentenze. Vìola le leggi

Tiene riunioni vietate con predicazioni tendenti a sovvertire l’ordine. Tratta le donne con modalità incompatibili con la Costituzione e con il sentire comune italiano. Ci sono tutti gli elementi per giustificare l’espulsione di Samrat dall’Italia, un provvedimento che si prende quando una persona costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale.

Un recente, allarmistico, report dei servizi segreti francesi sui rischi dell’integralismo islamico in Europa traccia un profilo dei soggetti pericolosi che pare l’identikit dell’imam veneziano, che teorizza la sottomissione della donna prima e del Paese dopo e usa i social per dilatare al massimo la propria predicazione.

Proprio nel Veneziano, e in particolare nel quartiere della moschea chiusa dal Consiglio di Stato, nei giorni scorsi i cittadini italiani si sono trovati nella casella delle lettere che li invitavano a convertirsi: sei pagine che spiegano “come una persona può entrare in paradiso” con passaggi minacciosi. E’ l’applicazione pratica della teoria esplicitata di recente dal nuovo imam di Bologna, che ha sostituito quello cacciato perché minacciava così i cristiani: “Adora il tuo Signore fino a quando a casa tua non arriverà la morte”. Un concetto ripreso anche dal nuovo predicatore, che promette di portare l’islam in tutte le case italiane o, in alternativa, la morte.

Naturalmente le parole di Mahmud hanno suscitato lo sdegno di Fratelli d’Italia, che le ha stigmatizzate con molte dichiarazioni contro le moschee illegali e a favore delle donne, ma non sono state commentate dagli esponenti dell’opposizione, che pure si dice solitamente attenta alle questioni di genere e al rispetto delle sentenze.

Ma in Italia il problema non è solo quello delle moschee illegali. Pure su quelle legali ci sarebbe da ridire. Esse sono gestite per lo più dall’Ucoii, l’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, che non presenta il bilancio da cinque anni e non sigla intese con lo Stato, e finanziate dagli emiri del Qatar, nazione fondamentalista dalle relazioni pericolose.
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