Dal 6 giugno 2025, i prodotti agricoli ucraini tornano a essere soggetti a dazi europei, dopo due anni e mezzo di esenzione tramite le “misure commerciali autonome” (ATM)
L’Ucraina non è riuscita a convincere Bruxelles a prorogare il regime di libero accesso al mercato Ue, introdotto per sostenere l’economia di Kiev devastata dalla guerra. La decisione, spinta dalle proteste degli agricoltori europei contro la concorrenza “sleale”, prevede il ritorno a rigidi quota tariffari pre-guerra.
Secondo il ministro ucraino Vitaliy Koval, la fine delle ATM causerà una perdita di 3,3 miliardi di euro (2,5% del Pil), con il mais (quota ridotta a 650.000 tonnellate da 14 milioni) e lo zucchero (da 750.000 a 40.700 tonnellate) tra i settori più colpiti. L’Ue, che assorbe il 51,8% dell’export agroalimentare ucraino, è il principale mercato di Kiev, ma Stati come Polonia, Francia, Bulgaria e Slovacchia si oppongono alla proroga per proteggere i propri agricoltori, colpiti dai prezzi bassi di grano, mais e pollame ucraini.
Le tensioni, culminate in blocchi al confine polacco-ucraino, riflettono il malcontento. Kiev propone compromessi, come la liberalizzazione solo per prodotti non sensibili, ma senza successo. Le grandi aziende agricole ucraine perdono competitività, mentre i piccoli produttori si concentrano sulla sicurezza alimentare interna. L’agricoltura, pilastro economico, resta cruciale per un’Ucraina in guerra.
(Le Figaro, Clara Galtier, 6 giugno 2025, 09:15)
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