Si pensava che la pacificazione fosse arrivata, che finalmente si potessero commemorare i morti. Tutti i morti. I rossi e i neri. Ma così non è
di Matteo Carnieletto – L’altro giorno, la corona di fiori che sovrastava il murale di Sergio Ramelli è stata prima distrutta e poi fatta sparire. Succedeva a Milano, proprio di fronte alla casa del ragazzo del fronte della Gioventù massacrato da un gruppo di Avanguardia operaia il 13 marzo del 1975 a soli diciott’anni.
A qualche chilometro di distanza da lì, a Sesto San Giovanni, la scorsa notte qualcuno (pare una frequentatrice dei centri sociali) ha pensato di posizionare delle feci e imbrattare il cippo che ricorda Ramelli ed Enrico Pedenovi installato solamente la scorsa settimana. Uno sfregio, l’ennesimo, contro i militanti di destra che hanno perso la vita durante gli Anni di Piombo. “L’omaggio quotidiano a due fascisti”, si legge su un cartoncino posizionato lì da un anonimo codardo. Perché è facile agire contro chi non c’è più. Contro chi è già morto e non può dire niente.
È il coraggio del coniglio. È lo stesso coraggio di quei ragazzi di Avanguardia operaia che spaccarono ossa e organi di Ramelli con le chiavi inglesi e poi vissero a lungo come se nulla fosse. Senza rimorsi, se non quello di essersi fatti beccare, anche se a distanza di parecchi anni. E lo stesso magari accadrà anche per chi ha imbrattato la targa questa notte.
“L’ennesimo indegno oltraggio a un monumento dedicato a Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi non è solo un atto ignobile: è il segno che l’odio ideologico, quello che li ha assassinati, non è mai davvero scomparso. Chi infanga la memoria di due italiani uccisi per le loro idee dimostra quanto sia ancora necessario difendere la verità contro l’intolleranza. Ricordarli non è solo un dovere. È un gesto di giustizia verso la storia, che nessuna vigliaccheria potrà cancellare”, ha scritto, in un post sui social, la premier Giorgia Meloni.
“L’autrice di questo scempio, già identificata, sarebbe – tanto per cambiare – un’attivista dei centri sociali. Soltanto una parola: vergogna.
Ci auguriamo che tutte le forze politiche condannino immediatamente questo schifo”, ha commentato l’onorevole Carlo Fidanza sui social. Per ora però è solo silenzio. Anche perché imbarazza urlare quotidianamente al pericolo fascismo e comportarsi come i peggiori squadristi.
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