Curato dalla Guardia medica con Voltaren, 23enne torna a casa e muore: aperta inchiesta

Marco Spanu

Alla guardia medica Marco ha detto di avere un forte dolore alla schiena, al petto e forte sudorazione. E’ morto poco dopo per una «trombosi dell’arteria discendente anteriore»

Sassari –  Sarà un’inchiesta aperta dal sostituto procuratore Paolo Piras a far luce sulle cause della morte di Marco Spanu, il 23enne di Erula morto il 23 aprile scorso a Chiaramonti a casa di una zia, dopo essere stato dalla guardia medica del paese per un forte dolore alla schiena e al petto ed essere stato trattato – hanno denunciato i parenti – solo con un’iniezione di Voltaren. Il magistrato attende di conoscere gli esiti degli accertamenti medico legali, eseguiti da Salvatore Lorenzoni, per valutare bene cosa sia accaduto all’interno dell’ambulatorio del paese.

Nessuno al momento risulta iscritto nel fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Sassari. Dall’esame autoptico era emerso che Marco era morto per una «trombosi dell’arteria discendente anteriore».

Ora bisognerà stabilire se ci siano delle responsabilità da parte di qualcuno. Secondo i familiari – che due giorni dopo il decesso hanno presentato una denuncia ai carabinieri di Sassari – il medico che lo ha visitato alle 20 del 23 aprile scorso, non avrebbe approfondito il quadro clinico del giovane.

Marco Spanu, che lavorava in campagna in un’azienda di famiglia, aveva chiesto a una zia di essere accompagnato alla guardia medica perché stava molto male. Il 23enne ha raccontato al medico di turno di aver un forte dolore alla schiena, tremore al collo, al petto e forte sudorazione e braccia mollicce. Dopo l’iniezione Marco è tornato a casa della zia e pochi minuti dopo è morto, nonostante il tentativo disperato di rianimarlo prima della stessa zia e poi dell’equipe sanitaria del 118. La famiglia si è rivolta all’avvocato Erdis Doraci del foro di Tivoli per chiedere che venga fatta giustizia.

«Marco è arrivato in guardia medica con chiari sintomi di problemi al cuore – commenta il legale – ma non è stato preso nessun parametro fondamentale e durante la rianimazione mancava l’adrenalina. Si poteva salvare seguendo i protocolli clinici? Ce lo diranno le indagini»
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