Jacopo Fo censurato: protesta sotto la sede di Facebook

Jacopo Fo contro Facebook

Jacopo Fo contro Facebook. Mercoledì mattina lo scrittore 69enne – figlio di Dario – ha infatti improvvisato un sit in sotto la sede milanese del social, in piazza Missori

“Da solo, pacificamente, ho tentato di far valere i miei diritti con un cartello in mano”, ha spiegato lo stesso Fo. Sui fogli mostrati dall’autore si leggeva: “Uccidere un bambino israeliano è come uccidere un bambino palestinese”, Facebook mi ha reso invisibile perché sono pacifista, da 23 milioni di contatti al mese a meno di 200mila”, “Su Facebook non c’è libertà di parola per la pace”. La protesta di Fo nasce proprio dal fatto che – a suo dire – il social lo abbia “nascosto” dopo che ha espresso alcune critiche contro il governo israeliano dopo lo scoppio della guerra nella Striscia di Gaza.

Da 6 mesi Facebook ha reso quasi invisibile la mia pagina. Sono così passato da 23,5 milioni di contatti al mese a meno di 200 mila, cioè un crollo di più del 99%. La mia colpa è aver sostenuto le idee di Papa Francesco: Hamas ha commesso un crimine uccidendo bambini israeliani, il governo israeliano ha fatto lo stesso uccidendo bambini palestinesi”, ha spiegato lo scrittore. “Quando dopo il 7 ottobre ho denunciato i crimini di Hamas non è successo niente. Quando ho denunciato i crimini del governo israeliano, i miei contenuti sono stati immediatamente penalizzati e resi quasi invisibili. Non sono il solo: sono migliaia i pacifisti italiani che hanno subito una punizione simile alla mia”, ha proseguito.

“Nessuno ha avuto da parte di Facebook qualche comunicazione, nessuno ha avuto la possibilità di controbattere che condannare la violenza contro civili inermi e bambini non è solo un diritto, è un obbligo morale.
Facebook mette in pratica le sue condanne senza contraddittorio e senza comunicare nulla alle persone sanzionate. Facebook pretende di gestire il social in modo totalmente arbitrario soffocando la libertà di parola. Ma Facebook è un servizio pubblico e non può fregarsene delle leggi europee che sanciscono una protezione del diritto degli utenti. Il digital services act europeo del 2023 – ha sottolineato Fo – prevede il diritto degli utenti a essere informati dei provvedimenti ‘disciplinari’ contro di loro. Prevede anche l’istituzione di un’autority alla quale sia possibile rivolgersi per contestazioni: è responsabilità dei singoli stati europei istituirla. L’Italia non lo ha ancora fatto”.

“La conclusione è che la Costituzione italiana garantisce la libertà di parola ovunque tranne che sui social network. E i partiti su questo terreno, come su tanti altri diritti, non muovono un dito. Qualcuno potrà osservare che la mia protesta individuale e solitaria di fronte alla sede italiana di Facebook porterà a poco. Forse. Ma – ha concluso il 69enne – opporsi agli abusi è un imperativo morale assoluto”.
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