La Stampa, rivolta contro Giannini: “Arroganza e indifferenza”. 5 giorni di sciopero

Giannini

Acque agitatissime alla Stampa, e nel mirino ci finisce il direttore Massimo Giannini. Il comitato di redazione, in un comunicato pubblicato dal quotidiano di proprietà di John Elkann, denuncia di fatto una situazione di “deriva totale” esprimendo “sconcerto e rabbia per come direzione e azienda stanno gestendo la vendita dei giornali locali Gnn del Nord Est, cessione non ancora perfezionata ma che ha già comportato il passaggio all’Ansa dei contenuti nazionali prima realizzati dalla nostra testata“.

Per questo motivo i giornalisti hanno consegnato al Cdr “un pacchetto di 5 giorni di sciopero da attuarsi dal prossimo 1° settembre se non saranno ripristinate immediatamente corrette relazioni professionali e sindacali nei confronti della redazione”.

I giornalisti della Stampa protestano contro “la chiusura del settore che si occupava di fornire i contenuti Stampa ai suddetti giornali. I colleghi sono stati ridistribuiti in altre sezioni del giornale, ma senza essere stati consultati o contattati, cosa espressamente richiesta dal Comitato di redazione alla direzione. Una mancanza di rispetto personale e professionale che l’assemblea stigmatizza e che è indice di una pessima considerazione del corpo redazionale. Solo un intervento del Cdr ha fatto sì che un caporedattore de La Stampa non venisse “prestato” per gestire i rapporti tra Ansa (altra testata) e i giornali locali Gnn che hanno un proprio direttore e una propria redazione”.

“Da troppo tempo – si legge – le decisioni giornalistiche vengono assunte a tempo scaduto, nella totale disorganizzazione e senza alcuna consultazione con i diretti interessati. Un atteggiamento che la redazione non è più disposta a tollerare, essendo anche una violazione del contratto nazionale”. Nel mirino, come detto, Massimo Giannini, a cui vengono addebitate “mancanza di organizzazione del lavoro e di strategie chiare nella transizione al digitale, arroganza o indifferenza nei rapporti personali. Situazione non più accettabile”.

“La nostra nave oggi alla deriva – concludono – deve tornare a essere l’imbarcazione corsara e agile prospettata dal direttore al momento del suo insediamento”. Una promessa evidentemente non rispettata.
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