Crollo Deutsche Bank, altro che locomotiva: la Germania è la zavorra d’Europa

Deutsche bank

di Marco Scottiwww.affaritaliani.it – Deutsche Bank crolla sotto i colpi della finanza: e ora?.
La notizia buona è che le banche italiane sono le più solide del sistema continentale. Costrette a un rigore eccessivo perché considerate le “pierine” d’Europa, oggi si ritrovano a essere un’eccellenza in un panorama che torna a essere teso. La notizia cattiva è che il mondo delle banche ha di nuovo l’influenza. Presto per dire se si tratta di un banale raffreddore o di qualcosa di più serio. Ma certo i segnali iniziano a essere inquietanti.

Ancora una volta a far tremare l’economia non sono fenomeni reali, la disoccupazione, il calo degli ordinativi o chissà quale altro problema. No, ci troviamo di nuovo di fronte a strumenti finanziari complessi che hanno riportato le lancette del tempo indietro di 15 anni. Deutsche Bank oggi è crollata in borsa perché i Cds, i credit default swap, cioè le assicurazioni contro le insolvenze hanno visto schizzare verso l’alto i loro rendimenti. Il che significa una cosa sola: gli analisti temono che il gigante tedesco non sia così solido come vuole far credere.

A nulla sono valse le parole del cancelliere Scholz che ha invitato alla calma. Da mesi si parlava dei derivati in pancia a Deutsche Bank. Da tempo si temeva che l’istituto di credito teutonico non fosse – per usare un eufemismo – tra i più solidi. E puntualmente ora che venti foschi si addensano sulle banche rieccoci qui. Se l’istituto tedesco perde il 30% della sua capitalizzazione in Borsa nel giro di due settimane vuol dire che gli istituti di credito non sono affatto al sicuro.

Ora si scopre che anche i cds di Ubs e Société Generale sono aumentati notevolmente, segno che il contagio è già in atto. Sapere che le banche italiane non rischiano è una magra consolazione perché non sono monadi in un mondo di unicorni, ma aziende inserite all’interno di un sistema complesso. Navigano nelle stesse acque di Deutsche Bank.

Piccola postilla finale: chiedeva Cicerone a Catilina fino a quando avrebbe abusato della pazienza dei romani. La stessa domanda la rivolgiamo ai tedeschi: fin quando è giustificato fare leggi e leggine giuste per Berlino con la scusa che si tratta della locomotiva d’Europa? Fino a che punto ha senso vedere i tedeschi prendere scelte diverse da quelle dei colleghi continentali (si veda sul gas, sulle armi a Kiev, sul Covid e sugli aiuti stanziati dall’Europa) e poi rintanarsi dietro la faccia di quelli che “fanno sempre le cose meglio degli altri”?

Se il contagio si espande, se arriva a lambire altri istituti di credito, se, insomma, si torna a respirare una nuova aria di crisi – non bastassero tutti i grattacapi che già abbiamo – sappiamo già chi ringraziare. E basta con quelle espressioni di superiorità. È giunto il momento di dirlo a chiare lettere: altro che locomotiva, oggi la Germania è la zavorra d’Europa. Con la sua industria in affanno, con il suo rigore diventato rigidità. Quousque tandem abutere, Berlino?

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