Fratelli di Cuneo scrivono a Cartabia: “Siamo disperati, nostra sorella torni a casa”

fratelli cuneo

ROMA – “Ministra della Giustizia Cartabia, siamo i 3 fratelli della provincia di Cuneo: F. di 17 , C. Di 15 e L. di 12 anni. Scriviamo a Lei perché siamo disperati e non sappiamo più a chi rivolgerci per avere aiuto. I nostri genitori si sono separati e poco dopo noi fratelli abbiamo raccontato a nostra madre degli abusi e violenze subite da nostro padre. Non sappiamo bene perché (nessuno ce l’ha mai spiegato), non capiamo bene come sia accaduto, ma siamo stati portati via da nostra madre e portati a casa dei nonni paterni. Eravamo disperati perché nessuno di noi capiva come era potuto accadere che dopo tutto quello che avevamo raccontato alla polizia, ai vari avvocati e ai giudici nessuno ci credesse e ci accusavano di essere plagiati da nostra madre”.

I fratelli di Cuneo chiedono il ritorno della sorella

Inizia così la missiva arrivata alla redazione Dire e indirizzata alla ministra della Giustizia Marta Cartabia dei fratelli di Cuneo che implorano per il ritorno a casa della sorellina più piccola, M., che si trova ancora presso gli affidatari con i quali è stata collocata dal 10 luglio del 2020 e che può tornare da sua mamma Alma e i suoi fratelli solo 3 ore a settimana con un educatore.

F. e C. sono a casa dal 17 marzo, L. dal 26 agosto e i quattro fratelli hanno potuto riabbracciarsi solo dopo 13 mesi di divisione in diverse comunità, cioè ad agosto scorso. Sono stati infatti separati, come raccontano di loro pugno a Cartabia, a seguito dei loro racconti sugli abusi subiti dal padre separato dalla loro mamma, per i quali pende sull’uomo un procedimento penale, e che sono stati ‘letti’ invece in prima istanza nella cornice di una CTU che definiva la mamma ‘alienante’, superata peraltro nel procedimento minorile sull’affido dei minori con la disposizione di una nuova CTU.

L’AVVOCATO MORACE: “NEL PENALE DISPOSTA NUOVA PERIZIA PER TESTIMONIANZA MINORI”

L’avvocato della mamma dei piccoli, Domenico Morace, raggiunto dalla Dire spiega: “Questa povera bimba sta dando tutti i segnali della sua sofferenza e possiamo provarli con registrazioni foniche e video nelle quali si dispera ogni qual volta deve lasciare madre e fratelli. Viene portata come un detenuto e la madre è persino diffidata dall’accompagnarla al bagno. È stata strappata ai suoi affetti da oltre un anno e mezzo circa e il Tribunale si rifiuta di decidere nonostante il procedimento minorile si è concluso e anche la Ctu ha concluso che i minori possono tornare con la madre. Stanno continuando a detenere una bimba”.

Ma l’avvocato segnala un’altra pesante criticità: “Denuncio l’attività degli assistenti sociali di inquinamento probatorio nel penale– ribadisce- perchè hanno consentito al padre di vedere la figlia, che secondo l’accusa nel penale ne è vittima ma che era l’unica per età – ha 7 anni – a differenza dei suoi fratelli a non potersi opporre a tutto questo. Aggiungo che il padre si è spogliato dei suoi beni vendendo l’unico immobile che ha e mettendosi part time sul posto di lavoro. Un atto che puzza di simulazione”.

Nel penale “si è svolta l’udienza preliminare- ricorda Morace- nella quale il Pm, l’avvocato nominato dal curatore dei minori Francesca Violante e il sottoscritto- hanno concluso per il rinvio a giudizio dell’uomo. Il Gup ha ritenuto non valida la perizia secondo cui i minori non potevano testimoniare e ne ha ordinata un’altra ma con esperti fuori dalla regione. Quindi- incalza il legale- le mie lamentele sull’inquinamento degli uffici giudiziari di Cuneo e Regione non erano infondate”.

L’APPELLO DEI FRATELLI DI CUNEO A CARTABIA

Scrivono i fratellini di Cuneo: “A luglio dell’anno scorso siamo stati presi tutti e quattro, divisi e portati in tre comunità differenti e nostra sorella piccola in una famiglia. Troppo dolore e sofferenza. Nelle comunità siamo cresciuti in fretta. E nessuno di noi è mai ‘caduto’. La voglia di tornare a casa da nostra madre, ci ha sempre dato la giusta spinta. Così anche in comunità siamo stati forti nonostante le pressioni dei giudici, di avvocati curatori, vigili di prossimità, limitazioni di ogni genere, arrivavano anche a dirci che saremmo stati portati in carcere sino a 3 anni se non avessimo dato il cellulare… È stata una festa unica il nostro ritorno a casa, con tutti i vicini di casa attorno e finalmente dopo 13 mesi di sole videochiamate è arrivato l’incontro con nostra sorellina. È stato bellissimo rivederla poterla abbracciare. Ma perché lei è ancora con gli affidatari?

M. era una bimba solare sempre sorridente, ora è spenta, non sorride più, è sciupata e pare spegnersi ogni volta. Per noi è difficile lasciarla andare via, le facciamo tante coccole, tanti abbracci, cerchiamo di farle capire che tutto questo finirà e che potrà tornare a casa… Si ma quando? Nostra madre sta facendo tutto ciò che può, lei cerca di tirarci su il morale ma anche lei è tanto triste e soffre molto”.

Concludono i fratellini la loro lettera con un appello anche in vista del Natale alle porte: “Lei è il ministro della giustizia, La preghiamo ci aiuti a tornare insieme, faccia tornare a casa nostra sorella per sempre. A breve sarà Natale, noi confidiamo tanto in Lei… Abbiamo sofferto tanto, perso un anno di scuola, fatto lo sciopero della fame, chiesto aiuto e lanciato appelli. Ci aiuti a far ritornare la nostra sorellina a casa”.

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