Carcere di Frosinone, detenuto spara a tre reclusi

carcere

Un detenuto di 30 anni, nel carcere di Frosinone, ha colpito con diversi colpi da arma da fuoco, di cui era inspiegabilmente in possesso. La pistola è stata verosimilmente introdotta con un drone.

Tre reclusi, in altre celle, rimasti feriti leggermente. Il 30enne ha poi consegnato di sua spontanea volontà l’arma agli agenti penitenziari. Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto al capo Dap, Bernardo Petralia, di andare di persona nel carcere per la gravità di quanto successo.

Le reazioni – “Il fatto è di una gravità inaudita e ferme restando le responsabilità riguardo all’introduzione in carcere di un’arma da fuoco, probabilmente solo il caso fortuito non avrebbe condotto a piu’ gravi conseguenze”, dichiara Leo Beneduci, segretario Generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria).

“Mentre attendiamo invano da mesi che la Ministra Cartabia batta un colpo, nella casa circondariale di Frosinone i colpi arrivano, ma dalla pistola in possesso di un detenuto verosimilmente introdotta con un drone. Solo qualche giorno fa, dopo il secondo parto di una detenuta avvenuto in carcere, ci chiedevamo cos’altro dovesse accadere affinche’ il Governo facesse seguire alle passerelle e agli annunci atti concreti e tangibili. Ora qualcos’altro è accaduto, facendo precipitare – è proprio il caso di dire – in un colpo i nostri penitenziari ai livelli di quasi mezzo secolo fa. A questo punto, anziché i gruppi di lavoro dei giorni scorsi, crediamo che serva costituire una vera e propria unita’ di crisi magari sotto l’egida di Palazzo Chigi”. Lo afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

Carceri fuori controllo

“Il gravissimo episodio conferma palesemente – aggiunge – quel che diciamo da tempo e, cioè, che le carceri sono fuori controllo a dispetto del diuturno sacrificio delle donne e degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, i quali pagano sulla loro pelle gli anni di abbandono della politica e il pressapochismo dei governi, ivi compreso quello attualmente in carica.

“Non possiamo accettare una situazione così aberrante, il sistema penitenziario è ormai inevitabilmente compromesso, nelle sue sfaccettature generali. Carenze organiche, di strumenti, di formazione, di risorse e strutture obsolete sono ormai la punta dell’iceberg che portano ormai a ricadute sempre più frequenti e preoccupanti per l’incolumità psicofisica di lavoratrici e lavoratori”. Lo afferma in una nota Stefano Branchi della Fp Cgil Roma e Lazio.

Ordine e sicurezza a rischio

“Urgono serie politiche di investimento nelle carceri – prosegue Branchi – prima che sia troppo tardi, o forse lo è già. Abbiamo pià volte stigmatizzato serie precarietà e problematiche che, quotidianamente, mettono in discussione l’ordine e la sicurezza, oltre a chiedere un rafforzamento dell’esecuzione penale esterna. Nessuno potrà fare finta di niente, la Fp Cgil non indietreggia nella lotta e rivendicazione”, conclude. tgcom24.mediaset.it

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