La UE restituisce 17 miliardi imponendo di spenderli per la transizione verde

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(Precisazione doverosa: i soldi della UE non esistono! Sono soldi nostri che la UE ci estorce e poi ci restituisce, obbligandoci a gettarli secondo i suoi capricci – ndr)

Un pacchetto d’investimenti ambizioso e articolato da 7,5 miliardi di euro (presi dal quadro finanaziario pluriennale) ai quali aggiungere altri 10 miliardi di euro (derivanti dallo strumento europeo per la ripresa): questo il Fondo per la transizione giusta – che aiuterà i paesi dell’Ue a far fronte all’impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica – approvato in via definitiva dal Parlamento Ue con 615 voti a favore. Tra le novità previste, il meccanismo di ricompensa ecologica per gli Stati membri più virtuosi, il sostegno finanziario subordinato all’impegno per la neutralità climatica entro il 2050 e una particolare attenzione alle regioni meno sviluppate.

Cos’è il Fondo per una transizione giusta? – Si tratta del primo pilastro del meccanismo di quella che viene definita “transizione giusta”, ovvero uno strumento attraverso il quale verrano sostenute le regioni, le industrie e i lavoratori che dovranno affrontare le sfide collegate all’attuazione del Green Deal europeo.

Il pacchetto di investimenti – Quest’ultimo, approvato il 18 maggio in via definitiva con 615 voti favorevoli, 35 contrari e 46 astensioni, comprende 7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi supplementari dallo strumento europeo per la ripresa. Per poter usufruire di tali finanziamenti, i progetti che verranno presentati dovranno concentrarsi su diversificazione economica, riconversione o creazione di posti di lavoro, oppure contribuire alla transizione verso un’economia europea sostenibile, circolare e climaticamente neutra.

L’accesso al Fondo (alla restituzione dei NOSTRI SOLDI, ndr)  – Quest’ultimo sarà subordinato all’adozione di impegni a livello nazionale per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050; prima di un tale impegno formale, gli Stati membri avranno diritto solo al 50% della loro dotazione nazionale.

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Cosa finanzierà il Fondo per una transizione giusta? – Vediamo insieme l’elenco:

– l’assistenza nella ricerca di lavoro;

– le opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze;

– l’inclusione attiva dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione durante il periodo di transizione verso la neutralità climatica;

– microimprese e incubatori di imprese (quelle in difficoltà finanziarie potranno ricevere sostegno conformemente alle norme temporanee dell’UE sugli aiuti di Stato, istituite per far fronte a circostanze eccezionali);

– università e istituti di ricerca pubblici;

– investimenti nelle nuove tecnologie energetiche;

– efficienza energetica e mobilità locale sostenibile.

Chi resta fuori dall’accesso ai fondi? – Verranno esclusi gli inceneritori e i progetti di disattivazione o costruzione di impianti nucleari, oppure attività collegate ai prodotti del tabacco e investimenti relativi ai carburanti fossili.

Cosa dovranno fare i singoli Stati membri dell’Ue? – Dovranno identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e far sì che le risorse del Fondo vengano concentrate in quelle zone. Verrà infine data una grande rilevanza alle specificità di isole, zone insulari e regioni ultraperiferiche.

La quota degli investimenti forniti dai finanziamenti dell’UE – E’ fissata a un massimo di 85% per le regioni meno sviluppate, 70% per le regioni in transizione e 50% per le regioni più sviluppate.

Il meccanismo di ricompensa ecologica

Si tratta di un’iniziativa diretta del Parlamento Ue: se il bilancio del Fondo godrà di un aumento in seguito alla revisione di medio termine (ovvero dopo il dicembre 2024), le risorse supplementari verranno distribuite tra gli Stati membri. I Paesi che riusciranno a ridurre le emissioni industriali di gas a effetto serra riceveranno maggiori finanziamenti.

“Il Parlamento europeo dà un forte segnale politico: deve essere affrontato l’impatto sociale, economico e ambientale della transizione energetica nelle regioni più colpite. Stiamo entrando in una nuova era verde per l’Europa, senza lasciare nessuno indietro”, ha affermato il relatore Manolis Kefalogiannis (PPE, EL).

Dopo che il Consiglio avrà formalmente adottato l’accordo, il regolamento entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue.  https://www.tgcom24.mediaset.it

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